venerdì 24 novembre 2006

tutto iniziò da Portogruaro

Sento il dovere di spiegare al lettore la ragione per la quale ho deciso di pubblicare questo volume e chiarire il perché della scelta di un titolo piuttosto desueto.

I libri di storia mi hanno sempre appassionato perché sono, o dovrebbero essere, la testimonianza di esperienze umane vissute, anche se tutti sanno che spesso danno conto di esperienze parziali o interessate e comunque, solo quelle che di se hanno lasciato un segno. Ciò significa che spesso, ignoriamo totalmente un’enorme quantità di fatti storici, anche rilevanti, che per varie ragioni non hanno lasciato di se sufficienti testimonianze, che qualcuno, ovvero gruppi di potere od un’intera classe dirigente, hanno ritenuto di doverle ignorare o peggio, hanno deciso di cancellarle.

Queste considerazioni tendono a dimostrare quanto sia importante la comunicazione e le tecnologie per diffonderla, nello spazio e nel tempo.

Ho avuto l’occasione e la fortuna di capire questa realtà fin dalla mia prima infanzia. Mio nonno Eugenio, nato nel 1881, pur essendo un contadino mezzadro, sapeva leggere e scrivere, in un contesto storico e sociale in cui non c’era ancora né la radio, né la TV, né
Internet e le informazioni erano date solo dai pochi giornali e dal passa parola.

Mio nonno pertanto, acquistando e leggendo il giornale due volte la settimana, la domenica quando andava alla Messa in Duomo ed il giovedì che a Portogruaro era giorno di mercato, costituiva per i molti contadini, analfabeti o malinformati, un importante punto di riferimento, in quel lembo di territorio denominato Villastorta e situato a nord-est di Portogruaro ad un tiro di schioppo dal castello di Fratta, quello citato da Ippolito Nievo.

Questo libro pertanto, vuole trasmettere, non solo fatti e vicende vissute dall’autore sul finire del secolo nella Provincia di Padova e del Veneto, ma anche il contenuto di opinioni e confronti fra persone, organizzazioni ed istituzioni che lo stesso ha avuto modo di conoscere, frequentare in età giovanile e successivamente documentare su Padova Economica, il magazine della Camera di Commercio di Padova nel periodo in cui ne è stato componente di Giunta.

Quanto viene raccontato e documentato su Padova Economica risente pertanto delle origini e della particolare esperienza, ad iniziare dai primi anni di vita in quella famiglia contadina di Portogruaro.

La mia vita è iniziata là e ne ho un ricordo bello e piacevole anche se, come vedremo, non mancavano i problemi: dalle vicende belliche alla miseria, dall’emigrazione alla fatica di un lavoro sui campi, fatto allora prevalentemente con le braccia.

La nostra era una famiglia patriarcale veneta, come
tante altre in quel periodo storico. Mio nonno Eugenio, sposato a Maria Trevisan aveva avuto 10 figli di cui 5 maschi (Sante, mio padre, Natale detto Marco, Antonio, Giuseppe ed Umberto) e 5 femmine (Rosina, Luigia, Antonia, Angelina e Amalia), i primi vissuti fino a tarda età, ma non particolarmente longevi, le donne più longeve, Antonia e Amalia ancora viventi, la prima a Villastorta e la seconda abita a Torino. Le donne se ne andarono presto dalla famiglia perché maritate, sostituite da altre donne spose dei quattro su cinque dei figli maschi e in quegli anni, a cavallo della seconda guerra mondiale, nacquero ben 14 figli, tutti maschi. Umberto, il più giovane si sposerà solo più tardi, a Torino, ed avrà due bambine.

Il lavoro nei campi e la gestione del podere era quasi tutto della vita della famiglia. Quando si dice terra da lavorare, vuol dire anche una stalla di bestiame da accudire (mucche, buoi e vitelli) ed un’aia con conigli, pollame di ogni genere da allevare, per mangiare e, con le uova che si portavano al mercato, acquistare zucchero, sale e spezie. Vuol dire filari di vigne da sarchiare, potare, difendere dalla peronospora, vendemmiare e trasformandone l’uva in vino, aceto e grappa. (In quei tempi ogni casa colonica possedeva un alambicco fatto in casa per la distillazione, operazione che avveniva in gran segreto perché illegale).
Agricoltura, significava, giorni e giorni nei campi con i buoi e le vacche per arare e sarchiare la terra, (allora i trattori meccanici, salvo qualche Landini, erano quasi sconosciuti, solo con l’arrivo degli alleati nel ’45 vecchi camion e bulldozer militari vennero trasformati in trattori agricoli dai fratelli Valerio e Acco), seminare,
mietere frumento, mais, patate ed erba medica, erano
un insieme di operazioni del tutto manuali, con l’ausilio di buoi, mucche, cavalli e asini.
La stessa mietitura del grano la cui trebbiatrice veniva azionata da una puleggia di un trattore Landini, richiedeva una serie di operazioni manuali che impegnavano tutti i componenti della famiglia e spesso coinvolgevano anche le famiglie vicine.

Naturalmente allora non si guardava al divieto dell’età minorile, anche i ragazzi di 10- 12 anni sapevano portare un sacco di frumento o di granturco da 70 kg su per le strette e ripide scale fino al granaio.

La vita in campagna comportava inoltre varie scomodità: non c’era il collegamento con l’acquedotto, si beveva l’acqua del pozzo, ed i panni si lavavano in un apposito lavatoio situato sul bordo del canale; non esisteva la luce elettrica (si faceva un grande uso di candele, di lumini ad olio od a petrolio e successivamente di fanali a carburo). Non esistevano i WC, il "cesso" era situato vicino alla concimaia e di giorno ognuno doveva andare in quel luogo per i propri bisogni personali, di notte in ogni camera c’era un vaso capiente che di buon mattino veniva svuotato nella concimaia, non c’erano termosifoni né impianti di riscaldamento. Durante l’inverno le mani erano rossastre per gli effetti del gelo. L’ambiente più caldo era in fondo alla grande cucina dov’era situato il focolare, tutte le altre stanze erano, durante l’inverno dei veri frigoriferi. Il tempo libero dal lavoro, nel corso dei mesi invernali, lo si passava nella stalla che era invece, straordinariamente calda, per effetto del calore emanato dal respiro del bestiame. Ma il calore era miscelato con i miasmi della ruminazione, con il puzzo dell’urina e della defecazione dei bovini. In quelle stalle, molto puzzolenti ma calde, d’inverno le donne filavano la lana (con le corlette) e con i ferri facevano calze e maglioni, naturalmente erano lavori che consentivano anche un parallelo pettegolezzo che oggi chiameremmo "gossip".

Per la notte, si facevano riscaldare sui bracieri del camino dei mattoni che poi avvolti su degli stracci servivano a riscaldare i piedi tra le lenzuola ed il pagliericcio. I letti non erano forniti di materassi a molle ma da sacchi di juta ricuciti e riempiti di foglie di granoturco e di paglia. Non parliamo del duemila avanti Cristo, ma di qualche anno prima che De Gasperi andasse al potere ed avviasse la riforma agraria per il superamento della mezzadria.

La conduzione agraria con contratti di mezzadria, comportava che la metà del prodotto doveva essere consegnato al proprietario del fondo e con il rimanente si doveva vivere un’intera annata ed in parte vendere al mercato per acquistare sementi e concimi ed altri prodotti indispensabili per consentire la vita del numeroso nucleo famigliare (ai dodici componenti della nostra famiglia si erano aggiunte mogli e nipoti, almeno 26 bocche da sfamare nel corso degli anni quaranta).
Ma oltre al duro lavoro dei campi, c’era anche il tempo, la domenica all’alba, per la caccia e la pesca, lungo i fiumi, nelle macchie boschive e nelle vicine valli lagunari. Il territorio da Portogruaro a Caorle era

allora nella fase finale di una grande trasformazione di bonifica idraulica del territorio che durava da almeno un secolo con la canalizzazione delle acque stagne e la loro immissione a mare con appositi impianti di sollevamento, gestiti dai Consorzi di Bonifica.
Nelle serate invernali, nel tepore della stalla, mentre si giocava a tresette, a briscola o alla tombola, si parlava molto di tutti i problemi connessi alle cose da farsi, dell’andamento atmosferico, della preparazione dei terreni per la semina, della predisposizione degli spazi e dei pianali per l’allevamento dei bachi da seta, ma si discuteva anche di politica e della guerra ormai prossima.
In quei territori si andava lungo le valli tra gli alberi ed i canneti, non solo a caccia ma anche a fare lo strame nel palù per usarlo come paglia per le lettiere del bestiame che a sua volta mischiato alle bugasse avrebbe prodotto dell’ottimo fertilizzante (che oggi definiremmo biologico), per rendere più produttiva la terra.
Mio padre ci raccontava spesso delle fatiche, delle difficoltà e dei pericoli che comportava questo tipo di attività in laguna.
Si partiva con dei grandi barconi, tirandoli a mano con delle lunghe corde, camminando sulle alzaie laterali dei canali navigabili. Dalla zona portuale di Portogruaro, dove il Reghena affluisce nel fiume Lemene, si scendeva lungo il suo corso navigabile fin dai tempi remoti verso Julia Concordia (il termine "sagittaria" è certamente un diminutivo arbitrario rispetto al significato originario del nome romano), oltre il ponte delle Lame verso il Sincacalee il ponte del Marango si proseguiva lungo il Nicesolo, verso Valle Perera, verso il Bacino delle Sette Sorelle o nelle zone paludose del basso Livenza .
Dopo aver scelto il posto adatto, alcuni governavano le barche, altri falciavano lo strame immergendosi fino al torace nell’acqua stagna, dove abbondavano sciami di zanzare e di insetti di ogni tipo ed iniziava il duro lavoro della falciatura e del rastrellamento del vegetale. Successivamente, dopo averlo raccolto ed ammucchiato in covoni gli stessi venivano issati con delle forche sulle barche. Si caricavano i natanti fino all’inverosimile, perché si confidava in una navigazione in acque calme.

Succedeva invece, che nei punti di confluenza dei vari canali, si formassero delle correnti d’acqua che potevano anche determinare l’affondamento dei burchi. Poi c’era il flusso delle correnti d’acqua determinate dalle maree che potevano agevolare o rendere estremamente dura la risalita delle barche, stracolme di strame, fino a Portogruaro. Erano lavori che richiedevano enormi sacrifici e che duravano tra l’andata ed il ritorno quasi due giorni interi e continuativi.

Ma i racconti più belli che affascinavano noi bambini erano le storie di caccia nelle valli paludose di San Gaetano, Valle Zignago o Porto Baseleghe. Mio nonno Eugenio, ottimo cacciatore, spesso accompagnato dai figli più grandi e da altri cacciatori andava in quelle località ad accompagnare i proprietari e i loro rampolli che non avevano alcuna dimestichezza per luoghi così selvaggi e pieni di poesia che saranno poi immortalati dai romanzi di Ernest Hemingway.

La caccia era preceduta da vari rituali. Innanzi tutto si dovevano preparare ben oliati e lucidati i fucili, ci si faceva le cartucce in casa, inserendo nei bossoli polvere da sparo e pallini di piombo, realizzati in economia, fondendo il metallo in un crogiolo e gettandolo in un apposito recipiente bucherellato, sopra un catino d’acqua fredda.

Quando i cacciatori ritornavano a casa con il loro carico di pregiata selvaggina (anatre, folaghe, germani) le donne si prodigavano per la pulizia degli uccelli, il piumaggio in acqua bollente ed infine la cottura. La domenica sera era festa grande, dove oltre alla cacciagione non mancava un paiuolo colmo di
polenta tagliata con lo spago e fiaschi di vino bianco e rosso (clinto e boccò, tokay, merlot, cabernet e raboso).
Se la caccia e la pesca erano un’occupazione prevalentemente della stagione autunnale e invernale, con la bella stagione invece le serate venivano impiegate per andare a scuola di musica e canto presso l’Istituto Santa Cecilia.
La città di Portogruaro aveva già allora, una buona tradizione musicale, mio padre ed i suoi quattro fratelli costituivano una valida colonna della banda cittadina e dell’orchestra, diretta prima dal maestro Casagrande e poi da Di Marco e Coromer. Poi, c’era il coro per la messa cantata in Duomo ed anche lì non mancavano gli apporti della numerosa famiglia Geromin.

La cultura musicale aveva anche un risvolto economico, perché nelle numerose occasioni di festa a Portogruaro e nei paesi vicini, (Latisana e Latisanotta, Giussago, Concordia, Summaga, Teglio, Fossalta, S. Vito, ecc.) mio padre e gli altri fratelli erano richiesti con i loro stumenti musicali (saxofono, tromba, basso, cornetta e fisarmonica).

Ma, avvenne che con una famiglia in crescita in numero ed in bocche da sfamare, le stanze della casa non erano più in grado di contenere tutti ed i campi di terra essendo sempre gli stessi, non consentivano più di pareggiare i conti. Mio padre essendo il primogenito dei figli decise di uscire dalla casa del padre e dalla sua condizione di mezzadro. Andammo ad abitare nella vicina e confinante casa dei nonni materni, anch’essa patriarcale ma con una stanza disponibile ad alloggiarci.

I nonni materni: Enrico Bellotto del 1882 e Rosa Aere avevano avuto 8 figli, di cui allora viventi due maschi e 5 femmine, mia madre Giuseppina era la primogenita, seguivano Giuseppe, Maria, Vittoria, Cesare, Enrica e Bruna. Fu la casa ove nacque nel 1944 mio fratello Mario, quarto di quattro maschi.

Nonno Enrico era un valido capo operaio nello scavo dei canali, un protagonista dei grandi lavori di bonifica nel basso concordiese e nel Bacino delle Sette Sorelle. Erano località mediamente a 10 – 15 chilometri di distanza da Portogruaro che il nonno Enrico percorreva a piedi, con la vanga in spalla, tutti i giorni lavorativi. A mia madre, ancora bambina, quando frequentava la seconda elementare, gli venne imposto di abbandonare la scuola per accudire, insieme a Nonna Rosa, i suoi 6 fratelli, nei lavori di casa e ogni giorno, percorrendo quella strada in bicicletta, portava a suo padre, nelle diverse località del lavoro in bonifica, un pranzo ancora caldo.

La casa dei nonni materni non era grande come quella di nonno Eugenio ed i campi da coltivare erano ancora più limitati, ma era per noi sufficiente perché mio padre incominciò a cercare lavoro nelle aziende agricole della zona e nei cantieri edili e dal punto di vista dello spazio abitativo, in relazione allo stato di guerra, lo spazio si era di per se determinato: Giuseppe era militare in Albania mentre Cesare con il Battaglione S. Marco era da anni a Tienzin in CINA arruolato nella Marina Militare.


Anche nella casa di nonno Eugenio la guerra arruolò militari gli zii Marco in fanteria, Antonio con i granatieri di Sardegna, Giuseppe con i Carabinieri ed Umberto, solo per poco tempo, prima dell’armistizio, con i Bersaglieri. Fortunatamente, tutti, gli uni e gli altri pur malconci, ritornarono alle loro case sani e salvi.

Gli anni quaranta a Portogruaro non furono solo anni di preoccupazione, per i tanti suoi figli in guerra in Italia e all’estero (dalla Russia, all’Albania, dalla Grecia al Nord-Africa), sono stati anche anni di sofferenze per l’occupazione tedesca, per gli internati in Germania, per i bombardamenti degli alleati e per i molti giovani partigiani operanti tra le lagune o in alta montagna con le formazioni Garibaldi e Osoppo e per i danni provocati dai bombardamenti, dei quali ne ho ancora un vivo ricordo.


Mio padre, non coinvolto dal servizio militare, prestava la sua opera nelle varie aziende agricole in difficoltà per il lavoro dei campi, per l'assenza di manodopera dovuta a molti uomini arruolati dal servizio militare, o deportati in Germania, soprattutto nella zona di Villaviera e del Sindacale ove operava come "fattore" un suo amico, Giacomo Gasparotto che sarebbe divenuto mio padrino di battesimo.

Raccontandomi di quegli anni, in cui ero bambino, mio padre mi faceva osservare che vi era in quella località una forte spinta contro l'occupazione tedesca e contro la guerra, anche tra coloro che ufficialmente erano coinvolti con il regime fascista o perlomeno facevano il doppio gioco.

Dopo l'8 settembre del '44 gli occupanti tedeschi si comportavano come i padroni di casa, e ciò alimentava il malcontento popolare. Loro, attraverso la Todt erano impegnati in una vasta attività per l'installazione d’infrastrutture militari di difesa, fortini, rifugi ed attrezzature militari di contraerea, ma gli spazi erano immensi e difficilmente controllabili o di difficile accesso, come nel bacino del Nicesolo ed a Porto Falconera ove gli idrovolanti degli alleati, normalmente di notte e con la collaborazione delle formazioni partigiane, venivano a recuperare i loro soldati paracadutati in precedenza per determinate operazioni di sabotaggio o per l'abbattimento di un aereo durante un bombardamento. Ricordo un episodio di quel periodo, quando con un carrettino trainato da un asino (muss) mia madre doveva recarsi a Villanova, per recuperare alcuni prodotti alimentari da famiglie conoscenti, arrivati oltre il bivio sulla Triestina dopo la casa dei Camponogara, vedemmo due scene terrificanti: un uomo nella vicina casa stava radendosi la barba di fronte allo specchio appeso alla finestra, mentre ad un tratto, da un camion nel frattempo sopraggiunto, scesero una decina di uomini armati di tutto punto che circondando la casa lo fecero prigioniero. Mi spiegarono poi che l’uomo che stava facendosi la barba era un partigiano fuggiasco e gli armati una banda di fascisti.

Nelle nostre abitazioni, del nonno Eugenio ed Enrico, vennero a più riprese nascosti per un certo periodo dei soldati alleati. In quest'opera di solidarietà si distinguevano anche i cattolici, nonostante un orientamento controverso della Chiesa portogruarese rispetto al fascismo e all'occupazione tedesca.


Infatti, a titolo di esempio, era critico con il fascismo e sosteneva i partigiani don Lozer, mentre Mons. Giacomuzzi era per la difesa dello statu quo. Mio padre era abbastanza informato, sia perché ancora giovane rispondeva Messa a quel prete che poi diverrà il Cardinale Celso Costantini, sia perché era iscritto all’Azione Cattolica e poi alle ACLI. Mi parlava spesso di questa figura leggendaria di Don Lozer e ciò avveniva ancora molti anni dopo la Liberazione. Don Lozer resterà infatti un simbolo indelebile, una testimonianza di una battaglia per la democrazia ed il sostegno dei più deboli.

Era noto che mio nonno Eugenio non aveva nulla da spartire con i fascisti. Da giovane era stato eletto nel Consiglio Comunale di Portogruaro per il Partito Popolare di Sturzo ed era anche molto attivo verso le iniziative sindacali sulla mezzadria, sostenute in quegli anni dalle Leghe Bianche e dal suo leader veneto Giuseppe Corazzin.

Si vantava per il fatto che nonostante il suo esplicito antifascismo, quando passava davanti al Caffè Sguerzi dove spesso sostavano gli attivisti del fascio per propinare l'olio di ricino, a lui non osavano avvicinarsi. Ovvero vi fu, una sola volta, un loro tentativo immediatamente rientrato dopo un suo avvertimento: "fate pure se volete, ma sappiate che ho cinque figli cacciatori e prima o poi i responsabili non la passeranno liscia".

Fu con questo spirito, mi raccontò più tardi Bruno Bortolussi, che dopo la liberazione mio nonno fu uno dei primi iscritti alla CISL Mezzadri.

Noi ci trasferimmo nella casa di nonno Enrico nel '43, ma il rapporto con tutti i membri della casa natale rimase sempre molto vivo ed intenso. La guerra però, nonostante l'assenza della radio e della televisione la si percepiva in diretta.
Ogni sera faceva sentire il suo ronzio Pippo (così lo chiamavamo tutti), era un caccia aereo da ricognizione e di attacco per tenere sotto controllo i movimenti delle truppe tedesche o il trasferimento delle merci lungo gli assi stradali (in particolare la statale Triestina) e ferroviari (delle linee Portogruaro-Trieste, Portogruaro-Casarsa, Portogruaro-Treviso e Portogruaro-Venezia) ed i movimenti della logistica nei depositi di merci e carri nella stazione ferroviaria.
Più tardi, a notte fonda, si sentiva il ronzio dei bombardieri e l'ululato delle sirene che invitavano i cittadini a ripararsi nei rifugi. Seguiva il lancio di razzi che illuminavano a giorno la località prestabilita, ed indi, i tonfi sordi e spaventosi delle bombe ! Non era finita,… ad operazione compiuta, al ritorno i piloti, sganciavano dagli aerei i serbatoi vuoti del carburante…. emettevano anch'essi un rumore sinistro.

In occasione dei bombardamenti che prendevano di mira principalmente la linea ferroviaria Portogruaro-Trieste, nella casa del nonno Bellotto, che distava da quell’obiettivo militare meno di un chilometro, lo sbigottimento era palpabile, l'unica a non avere paura era la zia Enrica che sostava sull'uscio di casa perché diceva "se debbo morire li voglio vedere in faccia". Ma come tutte le sorelle Bellotto ha avuto una vita molto longeva ed è tutt'ora vivente a Udine.

In occasione dei bombardamenti o mitragliamenti aerei c'era, un effettivo pericolo di essere colpiti. La paura s'impadroniva di ognuno, c'era chi al momento dello sgancio delle bombe si nascondeva sotto la scala o sotto il tavolo di casa, altri che fuggivano tra i campi buttandosi sul fondo dei fossi. Nelle zone di campagna non esistevano i rifugi.

Mio Padre ed il nonno Enrico erano i soli due maschi adulti rimasti in quella casa. Bisognava fare qualcosa…. E decisero di scavare un rifugio sotterraneo, che certo non serviva a nulla, se una bomba lo centrava, ma poteva rappresentare un effettivo riparo per le molte pallottole e schegge che vagavano nell'aria, in tutte le direzioni, in occasione dei bombardamenti.

Nella stalla di nonno Enrico c'era una parete perfettamente liscia e scura come una lavagna e fu lì che capimmo le doti innate d’artista di mio fratello Lino. Con gesso bianco e pezzetti di mattone rosso passava tante ore a disegnare, cancellare e ridisegnare, persone, oggetti e animali che gli stavano intorno. Fu così che alcuni anni dopo venne mandato a bottega dai fratelli Filippi a perfezionarsi nel disegno, nella decorazione e nel restauro. Questa attività, opportunamente coltivata, costituirà una parte importante della sua vita futura, (oggi i suoi trumph d’oeil colorano le più prestigiose ville di Torino).

Vicino alle case dei nonni Eugenio ed Enrico c'era villa Bergamo, nota famiglia di proprietari terrieri. Mia madre da ragazza andava a servizio ed è lì che imparò a cucinare le carni, la selvaggina, il pesce e a combinare le salse e le spezie ma anche a predisporre l'arredo di casa ed apparecchiare, secondo galateo, il tavolo da pranzo.

Durante la guerra nella villa dei Bergamo erano sfollate da Portogruaro e altri centri varie famiglie per paura dei bombardamenti, tra queste persone c'era anche una maestra elementare. I miei due fratelli maggiori Lino e Giorgio, essendo stata decretata la chiusura delle scuole, frequentavano in privato i programmi scolastici relativi, con il proposito poi di accedere a luglio agli esami di Stato.
Io che allora avevo cinque anni, mi aggregai ed imparai a leggere ed scrivere e alla fine mi presentai all'esame di ammissione alla seconda classe elementare che superai positivamente. Di quella benemerita maestra ricordo solo che si chiamava Laura.

Ma la cosa che ricordo con particolare intensità di quel periodo, problematico ma felice, sono le molte occasioni in cui mia nonna Rosa mi accompagnava su per la scala di legno fin sul granaio.
Il suo granaio non era, come non lo era nella generalità dei casi nelle case mezzadrili del Veneto, un semplice magazzino di granaglie. Era innanzi tutto un luogo con la pavimentazione costituita da tavole di legno, estremamente pulito ed arieggiato, dove non potevano penetrare ne colombi ne topi. Nel granaio si conservava il meglio dei prodotti che servivano alla sopravvivenza della famiglia. Certo il frumento ed il mais, ma anche patate e fagioli, uva passita, cipolle e sementi per l'insalata, le zucche ed i semi di pomodoro e poi i formaggi ed il burro fatti in casa. In questo grande scrigno erano conservati i gioielli di casa che consentivano la riproduzione e la continuità della stirpe. Quest’immagine del granaio la conservo tra le cose care ed è per questo che ho deciso di titolare questa nota, comparando il granaio all’officina, simbolo l’uno del mondo antico ed il secondo del nuovo sviluppo.

La vita di quegli anni era molto dura, anche se non la si può definire di miseria esasperata, non si moriva di fame, ma non c'era una lira per il superfluo. Tutto quello che veniva prodotto veniva utilizzato per il vivere e per il riprodurre. Ad esempio l'allevamento dei maiali era assicurato dagli avanzi e dagli scarti dei commestibili, dalle ossa, dalla pelle e dalle interiora degli animali macellati, dallo scolo prelavato dalla latteria sociale dopo la lavorazione del formaggio, del burro e della ricotta (puina….).

Con la macellazione del maiale a Natale si ricavava il lardo (allora l'olio d'oliva era sconosciuto perché inaccessibile al reddito dei mezzadri), si mettevano nei vasi di vetro colmi di lardo fuso, braciole, ossi per il brodo, mentre i salumi, le salsicce (luganeghe), ossocolli venivano insaccati nelle budella ed appesi con il prosciutto in luoghi asciutti per la stagionatura.
Non si buttava nemmeno la trippa ed il sangue, il fegato e gli altri organi, cervello compreso, venivano regolarmente cucinati e consumati nei giorni di festa. Anche i peli, dopo lavati, venivano conservati e venduti ai pennellifici, le cotiche e le unghie ed altre parti non nobili, venivano miscelate con la soda per farne il sapone.

La guerra partigiana era un elemento di forte discussione e dibattito, non solo per il suo impatto con il fascismo e gli occupanti tedeschi ma anche per le diverse colorazioni politiche che caratterizzavano le locali formazioni partigiane di appartenenza (Garibaldi e Osoppo).
In quei mesi, di sera nelle stalle, le discussioni riguardavano i bombardamenti, le azioni dei partigiani, il razionamento alimentare con la "tessera", il mercato nero e gli speculatori, il probabile arrivo degli alleati.

Una sera mentre stavamo ancora cenando, bussarono alla porta ed entrarono un gruppo di quattro o cinque giovani partigiani, dissero subito di stare tranquilli che non ci volevano fare del male ma che per esigenze del loro comando avevano avuto l'ordine di sequestrarci le biciclette. Tutti insieme i famigliari spiegarono che quei mezzi di locomozione erano indispensabili per chi andava a lavorare, per andare al mercato a Portogruaro, per portare il latte nel caseificio cooperativo. Le nostre implorazioni non valsero a nulla, gli ordini erano ordini e loro avevano il compito di farli rispettare.
La situazione era molto delicata perché quei giovani partigiani erano irremovibili ed armati e la situazione poteva degenerare, c'era paura e rabbia insieme.

Fu allora che mio padre con compostezza e voce ferma si rivolse ai partigiani dicendo: "se è vero che avete avuto questi ordini fateci vedere i documenti che li confermano" !
Con queste poche parole mio padre pose a questi ragazzi un problema di legalità anche in una situazione particolare nella quale ci si trovava, un atto di rispetto reciproco, la loro richiesta doveva avere il valore della legalità anche se rispondeva ad esigenze eccezionali e ad ordini superiori. Mio padre in fatti mi diceva sempre che quando ci si trova in momenti delicati della vita non sono tanto la quantità di parole che pesano quanto il loro contenuto, per questo mi ripeteva, …. "prima di parlare, pensaci almeno tre volte e verifica se quello che pensi di dire é giusto ed opportuno"…..
Uno dei giovani partigiani che sembrava il capo, si chinò e si slacciò la scarpa del piede destro, si tolse la calzatura ed il calzino dal quale estrasse un foglietto di carta accuratamente piegato e lo porse a mio padre che verificò la legalità dell'ordine, però disse, ricordatevi che avete l'impegno morale di restituirci le biciclette a guerra finita. Tutti i componenti partigiani confermarono questo impegno. Ma aspettammo invano, quelle biciclette, non vennero più restituite.

Finalmente un giorno apparvero sulla statale Triestina le autocolonne degli Alleati, uno scoppio di gioia per la fine dell'occupazione tedesca ormai in fuga e la fine della guerra. La vita ritornava seppure gradualmente alla sua normalità, ma passerà ancora del tempo per vedere i nostri militari rientrare nelle loro famiglie o piangerne definitivamente la loro scomparsa su un determinato campo di guerra o nei forni crematori del Fuhrer.
Nonostante gli aiuti americani e la ripresa di un clima più festoso, la miseria non era cambiata di segno e la condizione delle famiglie mezzadrili si perpetuava con tutta la sua pesantezza. Mio padre insieme ad altri disoccupati fu ingaggiato dal Comune per tagliare i platani lungo le strade. Si riceveva uno scarso stipendio ed una certa quantità di legna da ardere per cucinare e riscaldare la casa durante l'inverno.

Per tirare avanti mia mamma lavorava per due mesi l'anno presso i vivaisti locali, ma anche a Cordovado e Gleris (Toffoli, Valvo, ecc.) in quanto era abile nell'incalmo dei tralci di vite. In pratica, un tralcio di vitigno selvatico non attaccabile dalla peronospora, si innestava con un taglio incrociato al tralcio di un vitigno di qualità (merlot, tokai, cabernet, refosco, prosecco, ecc.). Era un lavoro faticoso perché le mani si piagavano per il freddo e per lo sforzo dovuto all’effettuazione di oltre mille tagli al giorno con uno speciale coltello affilato come un rasoio. Bisognava realizzarne una determinata quantità, altrimenti non sarebbe stato corrisposto tutto il compenso concordato.

Io, in quel periodo, frequentavo l'asilo delle suore, ricordo che il menù era sempre il medesimo, dati gli scarsi prodotti forniti dall'UNRRA: minestrina e baccalà con pomodoro. Mangiavo senza voglia, il baccalà in umido col pomodoro proprio non mi piaceva e sarà certo in seguito a ciò che ancora oggi evito sempre di mangiare il baccalà con il pomodoro.

Più tardi, quando frequentavo le elementari, spesso al mattino presto, prima di andare a scuola, portavo in bicicletta i bidoni del latte in uno dei vicini caseifici sociali di Portovecchio, di Summaga o di Concordia. Il ritorno non era a vuoto perché portavamo a casa un bidone pieno di "scolo", il liquido di risulta dopo le varie lavorazioni (burro, formaggio o ricotta) che serviva per l'alimentazione dei maiali.
La mezzadria, con tutti i suoi limiti e contraddizioni, diversamente dal bracciantato, è stata anche un’importante occasione imprenditoriale per migliaia di famiglie venete. Il problema era quello di fare i conti con il mercato ed i suoi molteplici attori, bisognava calcolare quanto si poteva consumare e quanto doveva essere venduto al mercato o consegnato all’ammasso pubblico per consentire l’acquisto delle sementi, dei vitelli per l’ingrasso o l’acquisto degli attrezzi di lavoro ecc.

Sarà questa cultura imprenditoriale che consentirà, negli anni successivi del boom economico e del progresso tecnologico, il trasferimento di molte forze di lavoro dall’agricoltura all’industria e al terziario e successivamente la proliferazione, nel nord–est, di tante piccole e medie aziende artigiane, commerciali ed industriali.

Passarono gli anni e completai le elementari con il maestro Giuseppe Pizzolitto che poi diverrà Sindaco di Portogruaro. Dopo le elementari noi tre fratelli maggiori venimmo gradualmente iscritti alla scuola media (avviamento commerciale), Mario che era 5 anni più giovane di me, iniziava appena la prima elementare.

Mio padre, nonostante la buona volontà e prestanza fisica, era sempre alla ricerca di un lavoro duraturo, ma senza risultato, si doveva purtroppo accontentare di successive occupazioni temporanee ed occasionali.
Partecipò alla realizzazione dello Stadio Mecchia, dell'Oratorio Pio X, dei cavalcaferrovia sulla linea Portogruaro-Udine e dell’Oratorio S. Giacomo. Ma di lavoro sicuro o indeterminato nemmeno parlarne e spesso tra un lavoro e l'altro trascorrevano mesi e mesi in stato di disoccupazione. Andava intanto profilandosi l'alternativa dell'emigrazione in particolare verso il Sud - America, ma poi, sia per alcune difficoltà burocratiche che per le resistenze dei famigliari non se ne fatto nulla.

Il primo che ruppe il ghiaccio fu lo zio Umberto, il più giovane degli zii maschi che stufo di lavorare come stagionale nella conta delle foglie di tabacco per il monopolio e la finanza, decise di immigrare a Torino, dove trovò subito un'occupazione continuativa. Lino intanto, finita la terza media, andò a fare il garzone nel panificio di Maria Milanese, guadagnando quasi nulla ma portava a casa il pane per la famiglia.

Poi toccò a Giorgio che andò a fare l'apprendista meccanico in un'officina di riparazione auto. Quello che guadagnava bastava appena ad acquistare le tute ed il sapone per lavarle . Successivamente, andò a fare l'apprendista dall'idraulico Capesciotti. Ma anche lì lavorare significava imparare un mestiere, non si parlava nemmeno, né di stipendio, né di assicurazioni sociali.

In quegli anni, anche per le condizioni di lavoro troppo faticose e disagi di ogni genere, mio padre si ammalò di sciatica, non riusciva più a stare in piedi ed aveva continui dolori alla schiena. Dopo varie visite mediche all'Ospedale del Lido di Venezia gli ingessarono l’intero busto, dalle anche fino al collo. I dolori si attenuarono ma in quelle condizioni non poteva più lavorare e percepiva solo il sussidio di malattia che allora era irrisorio.

Bisognava fare qualcosa perché la situazione si stava aggravando e fu così che Lino raggiunse lo zio Umberto a Torino. Ed anche lui si sistemò con un lavoro retribuito ed a tempo indeterminato, ma certo non gli avanzavano soldi da mandare a casa, perché a Torino la vita era più cara che a Portogruaro e l’immigrato, privo dell’ombrello famigliare doveva con il magro stipendio comprare tutto ciò che serviva per vivere.

Il mio terzo anno alla scuola media fu disastroso perché date le condizioni familiari non osai chiedere ai miei genitori di comprare i libri di testo ne altri supporti scolastici. A giugno venni rinviato in alcune materie ad ottobre, ma con la partenza di Lino per Torino, lo sostituii nel Panificio Milanese ed almeno il pane per tutti era ancora assicurato.

Lavorare nel panificio era un lavoro duro, si iniziava molto presto al mattino e si finiva verso le 14 del pomeriggio. Ma era una bella comunità di lavoro: l'anziano Ruggero Milanese ed il figlio Rino infornavano il pane, Massimo correva col "l'Ape" per le rivendite e comunità e Irma nel negozio di vendita. Il Mir, un gigante con 10 figli, era addetto agli impasti e alla lievitazione e mi insegnava come da soli ci si carica un quintale di farina sulle spalle. Ernesto con le sue allegre storielle di vita, sapeva tutto sulle macchine per la produzione delle varie forme di pane (il trionfo, le mantovane, i montasù, le crocette, le rosette, i grissini ecc.) L’azienda veniva amministrata dal "sior" Zani che aveva sposato la figlia della titolare Maria Milanese.

Ma non era finita, alla sera frequentavo la scuola serale all'istituto Livio Sanudo, mi piaceva la meccanica e la tecnologia ma si svolgevano anche delle attività pratiche sulle macchine operatrici, nozioni che successivamente mi saranno molto utili. Qualche volta non resistevo al sonno, ma avevo sempre qualche compagno di banco che all’assopirsi delle palpebre mi dava una gomitata.

Ma venne il tempo delle grandi scelte, mio padre stava un po’ meglio di salute ma di lavoro continuativo non se ne parlava nemmeno, mio fratello Lino a Torino non riusciva a mettere via un soldo, Giorgio era diventato un bravo idraulico ma veniva pagato con qualche mancia settimanale, io portavo a casa il pane e poco più, Mario frequentava la scuola elementare e mia mamma tra accudire la casa, preparare il pranzo e lavare le tute da lavoro non aveva mai tempo sufficiente per fare altri lavori, salvo la stagione ai vivai.

Dopo gli anni cinquanta, siccome eravamo diventati tutti grandicelli e la casa del nonno Enrico non riusciva più a contenerci, lasciammo quella casa per un'altra abitazione propostaci dalla zia Rosina a S. Giacomo, ma anche questa era molto stretta, in sei eravamo alloggiati in una stanza da letto più un corridoio d'ingresso.

Da Torino Lino ci faceva sapere che diversamente dal Veneto là c'era lavoro per tutti, che molti altri veneti avevano scelto la strada dell'immigrazione e che ci sarebbe stato posto anche per tutti noi. Inoltre, c'erano dei nostri parenti che ci avrebbero aiutato. Fu così che mio padre prese il treno per Torino per andare a vedere di persona e valutare le condizioni del grande passo.

E fu così che la mattina del 15 gennaio 1955 imbarcammo su un Leoncino OM tutte le masserizie, i mobili e tutto quello che avevamo per una temporanea alimentazione (patate, salumi, riso e pasta ecc.). Salvo mio padre che sedeva davanti con l’autista, noi tre con mia madre, eravamo nascosti in mezzo alle masserizie stesi sotto i materassi perché sarebbe costato troppo andare in treno. Allora un viaggio automobilistico da Portogruaro a Torino non era comodo com’è oggi. Innanzitutto l’autostrada era costituita solo da alcuni spezzoni, il rimanente percorso era costituito da strade che attraversavano tutte le città ed i paesi della Valle Padana. Infatti, siamo partiti al mattino molto presto e siamo arrivati alla sera prima dell’imbrunire. Ad ogni città importante c’erano le stazioni del dazio in cui bisognava denunciare le merci trasportate. In una di queste l’addetto al controllo salì sul camioncino a dare un’occhiata "se tutto era a posto". Noi fermi sotto le coperte, trattenendo il respiro e tanta paura che ci scoprissero, ma tutto filò liscio.

A Torino i parenti ci aiutarono a trovare casa lungo corso Francia in località Leumann, mio padre trovò subito lavoro nell’edilizia, Lino lavorava nel settore della decorazione, Giorgio s’arrangiava a fare l’idraulico, mentre io, pur avendo avuto la possibilità di fare il fornaio, mi ero intestardito a voler fare il meccanico e rimanevo temporaneamente disoccupato.

Mario andava a scuola. Ma non passò molto tempo che anch’io fui assunto come apprendista tornitore nel reparto officina della Cartotecnica Bugnone, qualche settimana dopo, anche mio fratello Giorgio mi seguì.

E’ stata una positiva esperienza di lavoro perché dovevamo intervenire in tutti i settori della fabbrica, sia per interventi di manutenzione, sia per la realizzazione di macchinario ex novo ed in più dovevamo provvedere alla realizzazione dei cilindri d’acciaio e rame per la stampa a rotocalco delle scatole di cartone del panettone Motta e per le macchine che sigillavano sotto vuoto i pacchetti del caffè Lavazza.
Nel giro di qualche anno crebbe la nostra capacità lavorativa tant’è che da apprendisti ottenemmo la specializzazione di tornitori. Oltre a seguire i lavori d’officina dovevamo anche controllare l’impianto per la produzione di vapore, la caldaia ed il sistema di pompaggio e distribuzione dei prodotti chimici e dei coloranti di tutto lo stabilimento. Attività che comportava 3 turni di lavoro.
Sta di fatto che finalmente la nostra famiglia lì a Leumann conobbe l’agiatezza: quattro stipendi che entravano nella cassa di famiglia tutti i mesi. Mia madre e mio padre non persero tempo, appena costituito un sufficiente gruzzoletto adocchiarono un piccolo appezzamento di terra in una zona allora disabitata e l’acquistarono.


Dopo un po’ dettero l’incarico ad un geometra di progettarne un’abitazione ed ottenutane la licenza dal Comune di Grugliasco il sabato e la domenica la nostra famiglia diventava un’impresa edile, Giorgio provvide direttamente anche all’impianto idraulico e a quello del riscaldamento e Lino s’interessò a tutti i lavori di tinteggiatura e decorazione.
Intanto, Lino aveva trovato una bella ragazza, Mariangela e la voleva sposare, fu così che l’impresa famigliare riprese a lavorare il sabato e la domenica, e la casa da un piano divenne una casa a due piani. Poi anche Giorgio conobbe una bella ragazza, Laura e la voleva sposare ed allora a fianco della casa a due piani, anche con l’aiuto di lavoratori esterni, crebbero altri due appartamenti, uno per Giorgio ed un altro per un futuro successivo matrimonio. In quella casa nacquero da Mariangela e Lino Mirella e da Laura e Giorgio Sandro.
In quel periodo mi avanzava anche il tempo di correre in bicicletta, sport che esigeva un duro e continuativo allenamento (su per Giaveno, la Sacra di S. Michele e il Colle Braida, oppure sull’altro versante verso Almese, Colle del Lys e le Valli di Lanzo) per la partecipazione alle gare, prima nella categoria degli esordienti e poi in quella degli allievi. Lino, era un bravo portiere della squadra di calcio locale, Giorgio andava in palestra e frequentava la scuola di boxe e Mario, aveva invece la passione per lo sci. Nei ritagli di tempo imparai i rudimenti dell’elettronica dal Corso per corrispondenza di Radio Elettra. Mi ritornerà utile all’avvento del computer.

Io, di tanto in tanto partecipavo agli incontri sociali in parrocchia, fu in una di quelle occasioni che conobbi Natalino Tessore, un sindacalista della CISL, già minatore in Val Pellice che ci venne a parlare dell’esigenza associativa dei lavoratori per difendere meglio i propri diritti, anche attraverso la costituzione delle Commissioni Interne sui luoghi di lavoro.

L’idea mi parve interessante e mi ripromisi di poterla approfondire partecipando ad un corso di tre-sere in programma. Fu l’inizio di un lungo cammino non ancora concluso. Il fatto fu che ad un successivo corso di formazione, appoggiai fuori dell’uscio la mia bicicletta da corsa, nuova fiammante e all’uscita non la ritrovai più. La mia rabbia fu tanta che decisi di abbandonare il ciclismo ed iniziai ad interessarmi di sindacato, anche perché mi resi conto che nella mia azienda, con oltre 600 dipendenti, non esisteva ne il sindacato, ne la Commissione Interna e quindi bisognava pur fare qualcosa in quella direzione.

Mi confidai con qualche anziano del mio reparto, chiedendo informazioni sul perché non si fosse mai
provveduto all’elezione della Commissione Interna. Mi venne spiegato che c’era stato qualche tentativo nel passato ma che i promotori erano stati immediatamente minacciati o licenziati ed in questo senso alcuni mi consigliarono di lasciar perdere.

Andai allora alla CISL ove mi confermarono che il mio datore di lavoro era assolutamente contrario alla presenza del sindacato in fabbrica e che se si voleva pervenire all’elezione della Commissione Interna era necessario assumere tutte le indispensabili cautele.

Mi misi a studiare attentamente il Contratto di Lavoro della categoria ed il Regolamento per l’istituzione ed il funzionamento delle Commissioni Interne. Successivamente, iniziai a costituire un gruppo di giovani, per lo più immigrati come me. Ci trovavamo dopo cena, nella sede della locale CISL di Collegno, facendo attenzione che le serrande che davano su corso Francia fossero adeguatamente abbassate.

Dopo circa un mese ero riuscito a mettere insieme una ventina di persone di cui la metà, molto decisi ad andare fino in fondo, gli altri pur disponibili, erano meno determinati.
Alle riunioni era presente, sovente, anche un funzionario del Sindacato che ci illustrava gli aspetti giuridici e politici dell’operazione che intendevamo perseguire, senza peraltro nessuna eccessiva pressione. La decisione doveva essere solo nostra, loro pensavano a darci tutta l’assistenza professionale.

Quei giorni della primavera del ‘58 la situazione sindacale era molto vivace a Torino, soprattutto in vista del rinnovo delle elezioni di Commissione Interna alla FIAT. Lo scontro verteva tra Carlo Donat-Cattin Segretario Provinciale della CISL di Torino, spalleggiato da Giulio Pastore Segretario Generale della CISL nazionale con una parte del sindacato metalmeccanici che (d’intesa con la Direzione della Fiat rappresentata allora da Vittorio Valletta), intendeva distribuire ed affiggere un comunicato che minacciava di licenziamento tutti coloro che si fossero candidati nelle liste della CGIL.

Secondo la CISL di Torino e Nazionale ciò era inammissibile, la Fiat invece forzava per far passare questa minaccia anticomunista e ciò determinò una grave spaccatura nella FIM, il Sindacato Metalmeccanici della CISL e l’espulsione, dal sindacato stesso, di tutti coloro che avessero seguito detto indirizzo.

Alla Cartotecnica Bugnone invece la problematica era molto più semplice ed i fatti della FIAT apparivano alquanto lontani, ma la questione era la stessa: la legittimità a costituire le proprie rappresentanze sindacali in azienda. Furono formate in gran segreto la lista dei Candidati, il Comitato Elettorale e gli Scrutatori. Naturalmente il sottoscritto venne designato come capolista. La Direzione dell’Azienda, come da Regolamento ricevette formale richiesta d’avvio della procedura, riservandosi il Sindacato di comunicare nei termini previsti le liste dei nomi.

Appena ricevutane la comunicazione la Direzione convocò immediatamente il responsabile del Personale ed i capi Reparto, bisognava immediatamente scoprire chi fossero i promotori ed assumere le decisioni del caso. Della nostra iniziativa non trapelarono nominativi, tutti anche coloro che furono direttamente interpellati mantennero il più netto riserbo. Una settimana dopo, come da Regolamento, il Sindacato inviò all’azienda la lista dei candidati per l’affissione nella bacheca e l’avvio della procedura per l’elezione della Commissione Interna (tra i quali figurava ovviamente anche il mio nome).
Nello stesso momento fui convocato d’urgenza in Direzione, ero solo ma non sbigottito e nemmeno pentito. Davanti a me il titolare dell’Azienda, il Comm. Aldo Bugnone, il Capo del Personale, altri capi reparto, componenti della Direzione e il Sen. Curti, non il deputato torinese, ma un socialista emiliano a me sconosciuto. In pratica mi si chiese di rinunciare alla candidatura, facendomi sapere che ne avrei avuto un adeguato vantaggio. Vista la mia fermezza si tentò anche con le minacce di dissuadermi, ma fui molto tranquillo e deciso ad andare fino in fondo.

Anche il citato senatore cercò di farmi capire che quella da me intentata non era la strada giusta, disse che se c’erano dei problemi potevano essere avanzati alla direzione ed essere risolti di comune accordo. Non sono d’accordo dissi, io non ho nulla da chiedere per me alla direzione, intendo solo e semplicemente dare voce a coloro che con me lavorano, assicurare il rispetto delle leggi e del contratto di lavoro, in sostanza avviare attraverso l’istituzione della Commissione Interna una forma corretta di democrazia aziendale.

Il Commendatore capì che non c’era spazio per compromessi pasticciati, mi salutò con la consueta gelida cortesia piemontese, ma era un saluto che preannunciava bufera.
Qualche giorno dopo, mentre era in corso la procedura per l’elezione della Commissione Interna, la CISL ricevette una lettera dall’Unione Industriali di Torino informando il Sindacato che presso l’Azienda Bugnone, propria affiliata, si sarebbe dato corso all’elezione della Commissione Interna ma che il Sig. Geromin sarebbe stato depennato dalla lista dei candidati in quanto nel frattempo la Direzione della Bugnone aveva provveduto a scorporare un ramo d’azienda (il reparto ove lavorava Geromin) denominandola CEOM Officina Meccanica e che nella stessa non si sarebbe potuto procedere all’elezione in quanto il numero degli addetti era inferiore alle 35 unità, limite minimo indispensabile per l’applicazione dell’accordo sulle Commissioni Interne.
Il modello d’intervento era quello già sperimentato da Valletta alla FIAT attraverso i reparti confino che servivano per isolare e poi licenziare i sindacalisti più riottosi.

Inutile dire che nell’azienda scoppiò il finimondo anche perché la Direzione presentò una lista concorrente a quella della CISL, denominata "indipendente" e contemporaneamente si attivò a far sottoscrivere le dimissioni ai rimanenti candidati espressi dalla CISL. Su sette candidati originari ne rimasero in lista solo tre. La vicenda ebbe largo eco sulla stampa ed in proposito intervenne sulla Gazzetta del Popolo con un duro giudizio contro la manovra antisindacale dell’azienda, coadiuvata dall’Unione Industriali di Torino, il giornalista Carlo Donat-Cattin che diverrà successivamente Ministro del Lavoro e padre dello Statuto dei Lavoratori.

Si procedette alle elezioni nei termini ed il risultato fu che la lista della CISL con 3 candidati ottenne 5 eletti, quella indipendente uno tra gli impiegati ed uno tra gli operai.

Come era prevedibile, alcuni mesi dopo Geromin sarà licenziato senza alcuna giustificazione ed il provvedimento non potè essere impugnato in quanto il nuovo ramo d’azienda, così frettolosamente costituito, aveva meno di 35 dipendenti.

Rimasi disoccupato per circa un anno, la CISL nazionale fece intervenire nei miei confronti il fondo confederale contro le rappresaglie antisindacali ed ottenni la promessa di una borsa di Studio per la partecipazione al Centro Studi sindacali CISL di Firenze.

Avendo acquisito a tutti gli effetti la qualifica di tornitore specializzato, non era difficile essere ricevuti nelle maggiori aziende ed effettuare il "capolavoro", come allora era richiesto a riprova dell’effettiva professionalità. Ma nonostante che, sempre, tutto fosse andato per il meglio, la porta ti si richiudeva in faccia con la solita cortesia piemontese:
il capolavoro è andato bene le faremo sapere le nostre decisioni…
L’eccezione si manifestò invece molti mesi più tardi alle Officine Meccaniche Savigliano (PP.SS), dove dopo il "capolavoro" mi fu subito consegnata la lettera di assunzione. Ma il caso volle che contemporaneamente mi giunse una lettera dal Centro studi di Firenze, a seguito di un colloquio di selezione effettuato a suo tempo davanti ad una commissione presieduta dal Prof. Mario Romani. La lettera confermava l’accettazione della mia richiesta di partecipazione al corso e la conferma dell’assegnazione della borsa di studio.
Mi sarebbe piaciuto espletare il mio lavoro alla Savigliano che era considerata un’azienda di prestigio, ma avevo fame di cose nuove: scelsi la strada più difficile che segnerà, successivamente, gran parte della mia vita.

A casa mia non erano convinti delle mie scelte ma non mi ostacolarono.

Partecipai al corso annuale 1959/60 presso il Centro Studi di Via della Piazzuola a Firenze ed ancora oggi, molte cose che là appresi da insigni professori Universitari (Mario Romani, Sergio Zanninelli, Vincenzo Saba, Gino Giugni, Giacomo Corna Pellegrini, i fratelli Scotti, Siro Lombardini, il pretore Pera, Guido Baglioni, Paolo Sylos Labini, Buffa, ecc.) mi aiutarono a capire ed orientarmi sulle prorompenti trasformazioni sociali ed economiche in atto ed ancora oggi, mi aiutano a comprendere le complessità della vita, non solo quella economica.

Le materie erano principalmente quelle economiche (economia politica e politica economica) e giuridiche (diritto romano, diritto anglosassone, costituzione, codice civile, libro V del lavoro, leggi speciali sul lavoro, la previdenza e il diritto internazionale) ma anche sociologia, relazioni industriali, storia moderna e tutte le nozioni sulle origini, le caratteristiche e lo sviluppo del sindacalismo in Italia e nel mondo ed anche la lingua inglese.

Il gruppo degli allievi era costituito da una trentina di giovani, molti dei quali sono ancora oggi impegnati nel sindacato o nei servizi tecnici collaterali. A questo corso di base ne seguirono molti altri mirati su questioni specifiche, un bagaglio culturale in grado di trasformare un metalmezzadro in un operatore sindacale.

Tornato da Firenze, feci un apprendistato rovente con la vertenza dei Cotonifici Valle Susa dove ebbi l’occasione di conoscere la durezza ed il settarismo del giovane Fausto Bertinotti, ma anche un valido gruppo di dirigenti della Federtessili Cisl Torinese di tutto riguardo come Sergio Favaro, Bruno Fantino, Michele Genisio e Maria Pia Fossati e dei responsabili delle Zone: Salvay a Pinerolo, Caresio a Rivarolo, Gallotti a Chieri, Dalloro ad Ivrea e Barella a Susa.

Conclusa quella fase storica della vertenza fui incaricato di sostituire Aldo Barella nella direzione Zonale della Valle di Susa, un territorio molto esteso da Avigliana a Bardonecchia, una realtà con vari poli industriali, oltre ai cotonifici, l’automobile, la chimica, la siderurgia, l’elettronica, la metallurgia, la meccanica, i servizi ferroviari, il pubblico impiego, il turismo con gli alberghi e le seggiovie ed i lavoratori transfrontalieri.

In quei tre anni misi in opera le mie conoscenze, istituii nelle principali fabbriche dei giornaletti che mettevano in luce le principali questioni emerse negli incontri con i lavoratori, sviluppai insieme alle organizzazioni di categoria la contrattazione aziendale sulle qualifiche, i premi di produzione e le questioni d’igiene, sicurezza e salute sui luoghi di lavoro.

L’organizzazione in quegli anni registrò uno sviluppo considerevole di iscritti.

Questo successo organizzativo era strettamente legato ad una valida rete di quadri, in particolare ai Cotonifici Valle Susa di S. Antonino, Borgone, Bussoleno e Susa, alle Acciaierie ASSA, alle Trafilerie IMP, alle Officine Moncenisio di Condove, al gruppo Magnadyne e alla Montecatini negli stabilimenti Duco e Nobel di Avigliana. Poi c’erano gli stabilimenti delle Ferriere FIAT sempre ad Avigliana ma venivano gestiti direttamente dal Coordinamento del gruppo.

Inoltre, ero riuscito a realizzare una buona base organizzativa presso le seggiovie di Bardonecchia anche grazie ad una positiva collaborazione locale con il maestro Mario Corino.

All’inizio anche nel periodo invernale, mi spostavo con una moto MV 125, successivamente con una FIAT 500 giardinetta, quando rincasavo, mi ritrovavo la sera a Rivoli con un bel gruppo di giovani (Felice Bogliaccino, il teorico del gruppo e la sorella Mariangela che poi sposerà Emilio Gabaglio presidente nazionale delle ACLI, Adriano Serafino, un tecnico dell’Olivetti che diventerà segretario Provinciale della FIM, Beppe Viasco, Ercole Gianotti, fratello del noto dirigente del PCI, Gino Gallino che diverrà un dirigente dell’ENAIP, Pinuccia Bertone che diventerà presidente delle ACLI torinesi, Lucio Baruzzo e Beppe Viasco), discutevamo di politica e di questioni sociali, più tardi daremo vita ad un giornalino (Il Tamburino), ciclostillato da noi, molto battagliero.

Contemporaneamente, in Val di Susa, insieme a un gruppo di lavoratori Fiat, costituii la Cooperativa Trasporto Operai, della quale venni nominato presidente e che per vari anni contrastò l’esosità dei costi e la disorganizzazione del servizio di trasporto dei pendolari, in particolare quelli degli stabilimenti Fiat di Avigliana.

Il gruppo de "Il Tamburino" mi sosteneva in occasione di scioperi ed iniziative sindacali. Di norma, di buon mattino, dalle ore 4 alle 5,30 i miei amici partecipavano ai volantinaggi ed ai picchetti, poi andavano a lavorare od a scuola, chi poteva si fermava anche per l’ingresso giornaliero fino alle ore 8,30.

Il sabato e la domenica, quando non c’erano impegni particolari, si andava in montagna a scalare il Rocciamelone, il Monviso o si arrivava in Valle Stretta fino in Francia o sul Colle di Fenestrelle, ma anche sul Bianco, insieme a Pocapaglia con la scuola di Roccia Monzino diretta da Guido Rey, lo scalatore del K2. Da quelle montagne si potevano vedere le vallate padane ma anche certi squarci del Delfinato francese, erano degli spettacoli indescrivibili per maestosità purezza ambientale.

Organizzai anche una bella gita a Montecarlo passando per il Col di Tenda e la Val Roya (di questo fatto si
può trovarne testimonianza in un mio articolo pubblicato allora su Forze del Lavoro, il giornale della CISL di Torino). Era un modo per trovare momenti di sano divertimento dopo tante fatiche e delusioni di un impegno spesso non compreso dalla stessa classe operaia, costituita anche da tanta gente moderata,
subordinata ad una classe dirigente al potere chiusa ad ogni progresso sociale.

Altra occasione di festa fu il raduno con Giulio Pastore, il fondatore e Segretario Generale della CISL, ai Laghi di Viverone. In quel periodo la Confederazione dava un sostegno fattivo all’Unione di Torino per riequilibrarne l’ostracismo di Valletta e della FIAT contro le nostre limpide e coraggiose azioni in sostegno dell’autonomia e della libertà sindacale. La cosa sconcertante era che la CGIL ed i comunisti, sia nelle fabbriche che in occasione di riunioni pubbliche non dimostravano di aver capito o non credevano alla genuinità della nostra azione. Eravamo presi tra due fronti. Noi non eravamo servi sciocchi dei comunisti, come qualcuno spesso ci dipingeva, eravamo impegnati contro la discriminazione anticomunista, ma consideravamo il comunismo un’eclisse tenebrosa dell’umanità.
Nello stesso tempo, non eravamo compresi, men che meno, dalla classe dirigente industriale e politica, perché non capivano per quale ragione eravamo più duri e determinati dei comunisti sulle questioni dei diritti dei lavoratori. Loro arrivavano ad ammettere che ci fosse un sindacato non comunista ma, secondo loro, questo sindacato doveva fare, palesemente o di nascosto, gli interessi dei padroni.

La linea politico-sindacale di Valletta non si arrestava ai cancelli della FIAT, invadeva ogni spazio della vita civile, controllava i partiti e le istituzioni, penetrava nel mondo ecclesiale, anche perché allora, spesso i parroci erano dei veri collocatori comunali. Senza la raccomandazione del parroco non si entrava alla FIAT né in nessun’altra importante fabbrica. Va da se che alla fine, tutti andavano a farsi raccomandare dal parroco, bianchi e rossi, cattolici e atei e si sa, che in genere i parroci non dicevano mai di no a nessuno. Come poteva un prete negare ad un padre di famiglia il sacrosanto diritto al lavoro?

Fu così che la Fiat ed altre importanti aziende affiancarono alle raccomandazioni dei parroci un filtro più scientifico, fatto in genere da ex carabinieri od ex poliziotti o addirittura utilizzando gli archivi delle questure. Vennero chiamate "le liste nere", gli elenchi di quelle persone che certi imprenditori ritenevano che non figurassero tra i dipendenti della propria azienda.
Io personalmente non ho le prove, ma certo il mio nome probabilmente figurava tra quelle liste, quando, nonostante i cartelli affissi ai cancelli annunciavano che si cercavano operai meccanici specializzati, io però con tanto di certificazione professionale non ero più riuscito a trovare un lavoro, solo perché avevo costituito la Commissione Interna alla Bugnone.

Più tardi, a Torino, su questa materia si esprimerà la Magistratura, indagando su questi ed altri fatti e condannando non solo la FIAT ed altri imprenditori ma anche vari rappresentanti delle istituzioni dello Stato che con costoro complottavano. Il clima era molto pesante ed i fatti di Piazza Statuto del ’61 furono un campanello d’allarme di un grave malcontento che poteva scoppiare da un momento all’altro e divenire incontrollabile per tutti

Su richiesta della Segreteria dei Metalmeccanici, lasciai la responsabilità della CISL della Valle di Susa a Gianotti, un operaio delle Ferriere Fiat ed andai a dar man forte alla FIM torinese guidata da Renato Davico, insieme a Franco Gheddo, Alberto Tridente ed Emanuele Braghini.

Ricordo una manifestazione di protesta organizzata insieme a giovani delle ACLI e dell’Azione Cattolica in occasione dell’arrivo dei treni provenienti dai pellegrinaggi a Lourdes, organizzati dall’Unitalsi e dai capellani del lavoro alla Fiat.

Era di domenica ed alla Stazione di Porta Nuova tutto lo staff direzionale della FIAT con Valletta in testa, attendeva i treni speciali provenienti dalla Francia guidati da Mons. Florit Cardinale di Firenze. Mentre si voleva dimostrare una buona disposizione della FIAT verso le iniziative della Chiesa, quel giorno di festa alla FIAT si lavorava alla grande in spregio al rispetto del riposo festivo. Dai treni scendevano a migliaia gli ammalati, con l’assistenza degli infermieri e barellieri e i loro famigliari. Una cinquantina di noi forniti di materiale propagandistico adeguato, informavamo tutti costoro della stridente contraddizione. Il nervosismo di Valletta era alle stelle. Chiamò immediatamente il Questore e certamente protestò per l’accaduto che nei fatti rovinava la festa da loro accuratamente preparata. Non so cosa i due si dissero, so solo che nel giro di qualche minuto la polizia intervenne e portò tutti gli attivisti impegnati nel volantinaggio in Questura per l’identificazione, anche se, dopo il riconoscimento, furono immediatamente tutti rilasciati perché non stavano facendo nulla di male. In questo modo rovinarono la nostra controfesta.

Con la morte di Valletta e l’assunzione della massima responsabilità alla Fiat dell’Avv. Gianni Agnelli qualcosa cambiò, nello stile, nella disponibilità a discutere ma non cambiò la sostanza di un potere che non accettava di essere messo in discussione.

La FIM CISL, dopo la scissione del ’58, ebbe sempre rapporti molto difficili con la Direzione FIAT che raggiunsero il culmine con il licenziamento di un gruppo di nostri attivisti, tra i quali: Tonino Chiriotti della RIV di Villar Perosa, di Armando Picchiolutto della SPA e Giannarelli dell’OSA Stura. L’obiettivo della Direzione FIAT fu quello di stroncare la nostra vigorosa azione organizzativa e di proselitismo, colpendo il nucleo dei nostri migliori e più significativi rappresentanti.

Attorno a loro scattò una grande mobilitazione di
solidarietà, per settimane le "tende della libertà" vennero issate davanti alla Prefettura di Torino in
Piazza Castello e sul lungo Stura e fu dichiarato lo sciopero generale unitario con una grande
manifestazione in Piazza San Carlo, a cui partecipò anche Livio Labor Presidente Nazionale delle ACLI .

Queste iniziative, prima isolate e minoritarie contribuirono gradualmente a smuovere la coscienza ed il senso di solidarietà dei lavoratori ed anche la Chiesa torinese, attraverso il suo nuovo Vescovo (padre Pellegrino) si pronunciò in modo netto sulla libertà sindacale. Era lo stesso vescovo che alla morte di Vittorio Valletta ritenne di non dover celebrare lui i funerali, come formalmente richiesto dalla FIAT, ma affidare invece la celebrazione del rito funebre al responsabile della parrocchia di competenza. Era anche questo un segno che i tempi stavano evolvendosi verso una maggiore attenzione alla realtà sociale.

In quel periodo l’allora Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat venne in visita ufficiale alla FIAT e noi chiedemmo insieme alla CGIL di essere ricevuti per illustrare il nostro punto di vista sui rapporti sindacali alla FIAT.
Sembrava ormai che la richiesta fosse stata cestinata quando invece, nel primo pomeriggio del sabato, venni avvisato che alle ore 17 il Presidente Saragat ci avrebbe ricevuti in Prefettura.

Cercai alla CGIL ed anche loro erano stati appena informati della convocazione, delegando in proposito Sergio Garavini. Sta di fatto che io feci a tempo a mettermi un vestito per l’occasione, mentre Garavini arrivò all’ultimo minuto con i pantaloni e le scarpe
infangati perché era in campagna.

Nella sostanza però l’incontro con il Presidente della Repubblica fu corretto e dimostrò un suo sincero interessamento sulla situazione dei rapporti sindacali alla FIAT.

Altro avvenimento di rilievo fu la visita del Presidente dell’URSS N. V. Podgornyj alla FIAT in occasione della realizzazione, da parte della stessa, dello stabilimento automobilistico a Togliattigrad. In quell’occasione la Fiat issò le bandiere rosse con la falce ed il martello su tutti gli ingressi degli stabilimenti ed io vidi personalmente molti dirigenti sindacali comunisti piangere di gioia per tale fatto, ma finita la festa, i rapporti con la FIAT, nella sostanza non cambiarono.

Il mio compito alla FIM di Torino era nel dipartimento degli stabilimenti FIAT, in stretto contatto con i nostri rappresentanti eletti nelle Commissioni Interne ed attivisti di reparto. Avevamo un discreto gruppo di delegati sindacali molto qualificati e coraggiosi (Mario Gheddo, Sergio Penna, Leone Spiccia, Beppe Cervetto, Michele Concas, Michele Revelli, Giuseppe Cassetta, Amodeo, Giabardo, Amadori, Domenico Pocapaglia, Pilone, Carrisi e tanti altri…), ma era come remare contro vento, quello che noi costruivamo, la Fiat direttamente o con il concorso di altri (in particolare quel gruppo che era stato espulso dalla CISL e aveva costituito il sindacato aziendale), come Penelope lo disfaceva. Arrivò anche Adriano Serafino dopo un’esperienza di lavoro come perito all’Olivetti di Ivrea, lui coordinava più direttamente Mirafiori, io gli stabilimenti in Barriera di Milano e Lungo Stura.

Poi arrivò anche Franco Aloia, un tecnico della Singer. Ma quando c’era bisogno di un’azione comune ci si muoveva insieme in piena collaborazione.

Ricordo che come FIM fummo i primi ad organizzare le fermate alla lastroferratura e alle linee di montaggio. Il lavoro allora era massacrante e molti non ce la facevano a mantenere il ritmo imposto dalla catena. C’era anche un eccessivo rigore della FIAT rispetto alle assenze per malattia.

Quando un lavoratore faceva troppe assenze, anche se giustificate, si ricorreva al licenziamento. In quel periodo toccava a me avviare la controversia legale con la direzione FIAT o presso l’Ufficio del Lavoro. Per tale lavoro ho avuto dei maestri qualificati quali Raffaele Bussolino, Giacomo Bardesono e Vera Nocentini. La mia controparte era in quel periodo il Dott. Ettore Amerio, che sarà poi sequestrato nel ‘73 dalle BR. Faceva il suo mestiere ma non era considerato da me tra i peggiori, con lui c’era un rapporto corretto ed un dialogo rispettoso.
La FIAT aveva un ufficio sindacale molto ben organizzato, diretto allora dall’Avv. Giorgio Garino e dal suo vice avv. Vittonato, poi Amerio, e successivamente i fratelli Paolo e Cesare Annibaldi. Per noi sindacalisti ruspanti, una vertenza contro un licenziamento alla FIAT costituiva un importante banco di prova. Prima dell’incontro si preparava tutta la documentazione richiesta dal caso, la giurisprudenza, le prove e le testimonianze a sostegno del lavoratore assistito. In quel periodo però, anche quando la ragione era dalla nostra parte al 100%, né l’Ufficio del Lavoro, né la Magistratura osavano dare torto alla FIAT ed alla fine, sentiti gli interessati, l’unica possibilità concessaci era quella di una mera intesa sul valore monetario dell’indennità che andava a transare la vertenza.
Le cose cambieranno solo dopo lo Statuto dei lavoratori.
La CISL torinese sviluppava una forte iniziativa di formazione sindacale, personalmente ancora giovane partecipai più volte ai corsi che venivano realizzati al Castello di Miradolo nel pinerolese e ai campi scuola nazionali di Ortisei, in Valle d’Aosta e nella Val Badia. Ci fu anche un fatto terribile in una di quelle occasioni. Uno dei ragazzi che io inviai ad Ortisei, durante un’escursione in montagna, cadde e morì sul colpo. Telefonarono immediatamente al Parroco di Leumann per avvisare i famigliari. Tocco giustamente a me caricare in macchina i genitori del giovane Martini e portarli in auto fino ad Ortisei. A loro dissero che si era gravemente ferito, poi arrivati seppero il peggio. Fu un fatto che lasciò una traccia indelebile nei miei ricordi.

Torino dal punto di vista sindacale era considerata l’avanguardia, un importante laboratorio d’esperienze sindacali a tutto campo anche internazionali. Mi ricordo che partecipai a vari incontri sindacali in Francia ospiti della CFDT, ad una missione sindacale unitaria nella Germania dell’EST, a Berlino e a Karl Marx Stadt, così allora si chiamava Chemnitz, e nella Germania Occidentale a Wolfsburg in visita agli stabilimenti Wolfsvagen, ma anche in Ungheria a Budapest, alcuni anni dopo la rivolta del 56, alle Acciaierie nell’isola danubiana di Csepel grazie a rapporti confidenziali con ambienti cattolici e frangie sindacali critiche con il regime. Infine, la realizzazione a Torino del primo Congresso mondiale dei lavoratori dell’Automobile presieduto dai fratelli Walter e Victor Reuther, due prestigiosi leaders dell’UAW (United American Workers) statunitense.

Intanto a Torino era arrivato a dar man forte anche Cesare Delpiano, portando un bagaglio d’esperienza e di professionalità d’alto profilo.

Nel ’68 esplode a Parigi ed a Nanterre il maggio francese ed anche a Torino gli studenti universitari incominciano a farsi vedere agli ingressi degli
stabilimenti Fiat. Il loro era ancora un messaggio generico, più politico, noi invece avevamo affinato la nostra iniziativa sui problemi concreti della fabbrica, non solo il lavoro ed i soldi ma anche la salute e la sicurezza sui posti di lavoro. Eravamo però attenti al fenomeno studentesco e fin dalle prime occupazioni eravamo presenti alle loro assemblee di Palazzo Campana.

Anche con la FIOM CGIL il clima era divenuto più collaborativo soprattutto per l’intelligenza e la disponibilità unitaria del nuovo responsabile Sergio Musso.

A Torino ho avuto l’opportunità di crescere, è stata una scuola dura, sia per la forte concorrenza del sistema sindacale (in CGIL c’era Bruno Fernex, Sergio Garavini, Emilio Pugno, Bepi Muraro e Tino Pace e alla UIL Perrone, ma si doveva fare i conti anche con il Sindacato aziendale della FIAT, prima LLD, poi SIDA), sia per aver a che fare con avversari sproporzionati rispetto alle nostre forze (la Direzione dell’AMMA e dell’Unione Industriali diretta dal Dott.
Baro annoverava uno staff d’avvocati e di tecnici di tutto rispetto).

In quel periodo ebbi la fortuna di partecipare a tutte le trattative FIAT, sia quelle locali che di gruppo. Normalmente eravamo coadiuvati anche dalla Segreteria Nazionale, da Luigi Macario, G.B. Cavazzuti e Pierre Carniti, ma la segreteria della FIM di Torino della quale facevo parte, vi partecipava sempre anche nelle fasi contrattuali più delicate. E’ lì che imparai a dovere l’interpretazione delle norme per l’applicazione del contratto e degli accordi interconfederali, ma anche le tecniche della trattativa.

Eravamo come gatti che si dovevano arrampicare sui vetri, ma queste difficoltà non ci hanno indotto ad una revisione della nostra linea, quella che proponeva un sindacato democratico, indipendente dai partiti ed autonomo dai padroni, anzi, a Torino fummo punti di riferimento per molte altre realtà sindacali con le quali venimmo spesso in contatto. Ricordo in proposito il continuo scambio d’esperienze con la FIM-CISL Bresciana diretta da Franco Castrezzati o quella di Genovese di Lastrego.

Nella CISL di Torino intanto erano avvenuti importanti cambiamenti. Carlo Donat Cattin si era presentato candidato alle politiche del ’56 per la sinistra DC e fu eletto e subito sostituito nella direzione della CISL da Carlo Borra della RIV di Villar Perosa e successivamente da Michele Genisio. Anch’io venni eletto nel Consiglio Generale dell’Unione insieme a Renato Davico, Cesare Delpiano, Franco Gheddo e Alberto Tridente. Avevamo trovato una forte coesione e riuscivamo ad avere un ruolo in tutta la CISL torinese. Fu in quel periodo che ebbi occasione di partecipare, in qualità di relatore, ad un ciclo di formazione a Cison di Valmarino, richiesto di Franco Bentivogli che allora era responsabile dei Metalmeccanici del Triveneto. L’occasione determinò in me un forte momento di riflessione, fu come il richiamo della foresta, riscoprii un modo di vivere più aperto, meno formale, dove era palpabile il senso della solidarietà e della disponibilità a lavorare per l’organizzazione.

Mi chiedevo se avessi mai potuto utilizzare le mie conoscenze e professionalità acquisite alla scuola di Firenze ed…..a quella di Torino per la mia gente veneta.

Il clima che a quei tempi vigeva a Torino ed in particolare alla FIAT era molto pesante e spesso avvelenava gli stessi rapporti sociali e ne facevano le spese in particolare i meridionali (vedasi in proposito la trasmissione televisiva RAI di Falivena).

Non solo non si affittava ai meridionali, come dicevano i cartelli appesi ai portoni degli stabili, ma un sindacalista aveva grosse difficoltà ad essere ricevuto in casa di un attivista che risiedesse in una delle case FIAT, in quanto il portinaio aveva l’ordine di segnalare il fatto alla Direzione aziendale ed avrebbe subito ricevuto il rimprovero dal suo capo del personale.

Ed allora tutti gli incontri erano doverosamente circospetti, erano pochissimi quegli attivisti che distribuivano i volantini davanti agli ingressi degli stabilimenti FIAT. Solo i membri delle Commissioni Interne erano in qualche modo tutelati. Questo lavoro doveva essere fatto quotidianamente da noi "funzionari".

Il fatto aveva un elemento di positività perché contemporaneamente si costruiva un rapporto diretto con la gente che rappresentavi, ma è anche vero che si consumava tempo prezioso perché quasi l’intera giornata del nostro lavoro era impegnata nell’azione di propaganda davanti agli ingressi FIAT: dalle 5.15 del mattino fino alle 6.30 per il primo turno e l’uscita del turno notturno, dalle ore 7,15 alle 8 per l’ingresso del giornaliero degli operai, dalle 8.30 alle 9 per l’ingresso mattutino degli impiegati, dalle 13,15 alle 14.30 per l’ingresso del secondo turno e l’uscita del primo, dalle ore 17 alle 17,30 per l’uscita del giornaliero operai e dalle 18 alle 18,30 per l’uscita degli impiegati e dalle 21.15 alle 22,30 per l’ingresso del turno di notte e l’uscita del secondo turno.

Tutto ciò per oltre un centinaio di ingressi distribuiti nei vari stabilimenti del gruppo Fiat a Torino. Ma all’azione di propaganda seguiva l’altra parte di lavoro di elaborazione di documenti, piattaforme sindacali, di rapporti con la stampa, di assistenza ai problemi individuali posti dai lavoratori, in ufficio in Lega o in Via Barbaroux per tutte le altre attività organizzative e di proselitismo, vertenziali, ivi compresi incontri, assemblee, comizi, attività di formazione, realizzazione del giornale "La Lega" e dei notiziari, ecc.
Nel ’68, Sergio Bicego allora segretario dei Metalmeccanici CISL a Marghera, sostituì l’on. Nerino Cavallari alla guida della CISL Veneziana. Fu il periodo della battaglia per l’autonomia e l’incompatibilità tra incarichi sindacali e di partito all’interno della CISL. Bicego vinse quello scontro nei confronti dei "compatibilisti" insieme alle categorie dell’industria.
In quel momento non essendovi una candidatura adeguata per la sua sostituzione nella direzione del sindacato metalmeccanici, Bicego si rivolse a Luigi Macario, allora segretario generale della FIM, perché provedesse al riguardo e fu così che mi venne proposto il trasferimento a Porto Marghera, proposta che accettai volentieri anche perché ormai a Torino stava crescendo una leva di bravi e valorosi quadri sindacali.
Arrivai a Portomarghera per la definizione di tutti gli aspetti del mio trasferimento in una giornata nebbiosa di dicembre della quale ricordo ancora oggi tre cose:
la prima è stata l’accoglienza franca e cordiale del Direttivo della FIM;
la seconda è che in tutta l’area di Marghera regnava una puzza insopportabile di anidride solforosa ed altri veleni e mi chiedevo come mai ciò venisse accettato con fatalismo dal sindacato;
La terza é che Bicego mi chiese di accompagnarlo a Venezia (passando per una Piazza S. Marco quasi deserta di turisti ed avvolta da una leggera nebbiolina che ne accresceva il fascino e la magia), a fare gli auguri di Buon Natale al Prefetto, mentre io a Torino avevo appena protestato ed eretto sotto la Prefettura la tenda della Libertà.

I veneti infatti in quegli anni, lottavano come tutti gli altri lavoratori italiani, ma sovente al passare di un’autorità, si toglievano il cappello in segno di deferenza. A Venezia erano ancora evidenti i segni della recente alluvione del 6 novembre ’66. Io avevo avuto occasione di visitare di persona quel disastro ecologico in compagnia di mio padre durante una delle numerose visite che di tanto in tanto facevamo ai parenti nella nostra terra di origine.

Da Portegrandi verso Jesolo si poteva intravvedere un’unica enorme distesa d’acqua che sommergeva i campi coltivati e qua e là case isolate nell’acqua ed animali morti.

Era palpabile l’estrema debolezza di Venezia e l’enormità degli sforzi per fronteggiare certi eccezionali eventi atmosferici.

Anche nel Sindacato ferveva il dibattito per una legge speciale di sostegno ma soprattutto come difendere e salvaguardare la città, arrestandone il declino economico ed avviando la riconversione di Porto Marghera.

Dopo l’Epifania dell’69 mi trasferii a Mestre, venni eletto segretario Provinciale della FIM ed anche per ragioni oggettive, ma soprattutto per la mia sensibilità ed esperienza acquisita a Torino, contribuii, credo positivamente a qualificare l’iniziativa sindacale sulle questioni del lavoro e della salute.


Al Cantiere Navale Breda, ai CNOMV dell’Arsenale e nei cantieri Toffolo e Lucchese l’attività di saldatura e l’adattamento delle lamiere comportava la sordità e la silicosi, mentre in altre aziende era prioritaria la
questione della salvaguardia dei posti di lavoro (SAVA di Marghera e Fusina, MONTEDISON INA e SAMIM).

Ma anche alla Sava le condizioni di lavoro erano molto degradate e non era solo un problema dei padroni ma anche quello di stimolare una diversa e più attenta coscienza dei lavoratori sul problema della salute sui luoghi di lavoro. Ricordo che ai lavoratori che accettavano di andare ad effettuare lavori di pulizia delle autoclavi o dei forni veniva loro assicurato come incentivo un fiasco di vino che aveva la funzione di droga, come ai soldati di Caporetto che prima dell’assalto veniva loro data la bottiglietta di grappa.

Già nelle prime assemblee in fabbrica sollevai il problema della tutela della salute e poi anche tutta l’impostazione vertenziale fu riqualificata in tal senso. Diversa invece l’iniziativa presso le molte imprese metalmeccaniche (la FOCHI, la Sartori, la Tubital, Belelli…) che operavano all’interno delle fabbriche chimiche per le attività di manutenzione e di pulizia, i lavoratori delle imprese di appalto erano considerati gli ultimi, infatti erano addetti ai lavori più sporchi e pericolosi e non potevano nemmeno entrare, come tutti gli altri, nelle docce, negli spogliatoi o nelle mense ma dovevano consumare il pranzo del mezzogiorno tra un groviglio di tubi o nelle discariche.

In altre aziende affrontammo la questione della democrazia sindacale e del diritto di assemblea in fabbrica (all’Italsider, alle Leghe Leggere, alla Junghans della Giudecca) che contribuiranno, insieme a tante altre lotte, all’affermazione a livello legislativo, dello Statuto dei Lavoratori.
Ma anche qui, da un lato c’era un problema di democrazia da rivendicare ai datori di lavoro, dall’altro c’era da ribaltare una consuetudine dove
spesso la Segreteria della Commissione Interna che costituiva un filtro di potere reale, era tradizionalmente appannaggio dei soli rappresentanti della CGIL. Era una sorta di "baronia rossa" che solo dopo accese discussioni fu gradualmente rivista in termini di rotazione fra le diverse organizzazioni sindacali.
In quegli anni i metalmeccanici veneziani riconquistarono anche il diritto dei lavoratori di manifestare in Piazza San Marco. Il divieto vigeva dagli anni immediatamente dopo la Liberazione, quando un comizio di De Gasperi fu duramente contestato dai comunisti.

Noi, senza autorizzazione del Prefetto, ci assumemmo la responsabilità di manifestare nella Piazza San Marco, in occasione dello sciopero e della grande manifstazione indetta da CGIL, CISL, UIL il 21 febbraio ‘73 per l’occupazione e la salute nelle fabbriche, garantendo il controllo degli eventi con un nostro servizio d’ordine ed issando, sul pennone davanti alla Basilica, la bandiera della FLM (la Federazione unitaria dei Lavoratori Metalmeccanici).

Successivamente a quel fatto anche Bruno Storti, Luciano Lama, Pierre Carniti e BrunoTrentin poterono svolgere spesso i loro comizi nella più bella piazza del mondo.

In quel periodo stava crescendo una vera voglia di unità sindacale tra i lavoratori metalmeccanici, insieme a Giuliano Ghisini segretario della FIOM e Mario Belluz segretario della UILM realizzammo importanti esperienze, ma nelle altre categorie sindacali vigeva ancora il settarismo e la concorrenzialità più sfrenata. La CGIL veneziana era allora diretta da Umberto Conte, una figura carismatica del sindacalismo veneto. Nella UIL primeggiava Giuseppe Visentin. Negli anni ‘70, Portomarghera era come una pentola bollente e le segreterie della CGIL, CISL e UIL faticavano a gestire il nuovo che andava sviluppandosi nelle fabbriche e nelle assemblee interaziendali.
Quasi tutte le assemblee in quel periodo si svolgevano nella sede CISL di Via Fratelli Bandiera, perché la più vicina ai principali posti di lavoro. Erano assemblee molto partecipate e spesso non tutti gli intervenuti riuscivano ad entrare nel pur grande salone. Mi ricordo una sera che per una violenta discussione con centinaia di lavoratori, Bepi Visentin ebbe uno svenimento e venne portato fuori a braccia a prendere un po’ d’aria.

L’elemento determinante della forza sindacale di quel periodo fu certamente l’impegno delle tre organizzazioni sindacali dei metalmeccanici per la costruzione dell’unità sindacale. Questo progetto fortemente sostenuto dalla FIM non si realizzò soprattutto per i richiami all’ordine della CGIL nei confronti della FIOM. Ricordo che la FIM a tutti i livelli, anche per verificare la disponibilità in tal senso dei compagni di viaggio, decise di realizzare in tutte le strutture i congressi di scioglimento, con la clausola che tale decisione sarebbe divenuta operativa se tutte e tre le organizzazioni avessero assunto la stessa comune decisione. Noi realizzammo il Congresso di scioglimento della FIM veneziana presso il centro sociale di Mogliano, che si concluse unanimemente per la scelta unitaria con l’adesione di tutti i delegati (tra i quali Asteo Zanardi (da tutti considerato il padre spirituale della Fim e diverrà presidente regionale dei Probiviri CISL) e Armando Lazzari della Samim, Luigi Lamon (che diverrà segretario della Filca), Carlo De Piccoli (ancora oggi impegnato nel sociale) e Angelo Montefusco dell’Italsider (che diverrà segretario dei pensionati), Gian Maria Sartori (poi deceduto prematuramente), Giovanni Finco (che diverrà segretario della FIM di Venezia), Bruno Scarpa (che sarà l’architetto del campo Scuola di Malborghetto) e Piero Colle della SAVA, Dino Rasera (che mi sostituirà nella segreteria della FIM e in quella della CISL), Gilberto Bellò (che dopo l’esperienza nella segreteria della CISL diverrà il responsabile del dipartimento trasporti regionale) , Vittorio Salvadego delle LLL, Luigino Marchesin (che diverrà segretario del SICET), Paolo Baretta (che diverrà segretario nazionale della FIM e componente della Segreteria confederale della CISL) e Toni Duso, sempre delle Leghe Leggere , Nebridio Massaro della SAMI (che dopo un’esperienza nella segreteria regionale CISL sarà presidente dello IAL Veneto), Gino Manente, Rizzieri Cazzaro, Pino Bonanno, Salviato, Giuseppe Pettenello, Michieletto, i fratelli Pistolato e Gianelle tutti dei Cantieri navali Breda, Paolo Forner della Montedison INA (che diverrà segretario degli alimentaristi), Riccardo Povoli della Galileo, Toni Fantuzzo della Junghans, Renato Fiorese della CNOMV, Gianni Bortoletto e Giorgio Bezzi delle Imprese (che diverrà componente della segreteria regionale della CISL), e tanti altri. L’evento creò anche momenti di tensione all’interno della CISL, ma come prevedemmo, la CGIL intimò alla FIOM di non giungere a tali decisioni e lo stesso Trentin si allineò alle direttive della casa madre.

Tra uno sciopero e l’altro nel ’73 anchi’o conobbi una bella e brava ragazza di nome Paola e decidemmo di sposarci e mettere su famiglia e dopo Gioia e Simona nacque Luca, contemporaneamente, lo stesso accadde a mio fratello Mario che conobbe Lina e si sposarono e poi arrivò Fernando.

All’interno della CISL, intanto, uno schieramento sempre più ampio si pronunciava a favore dell’autonomia e dell’unità sindacale, oltre ai meccanici, i chimici, gli alimentaristi, i tessili e parte del pubblico impiego e della sanità. Fu così che al congresso della CISL nel ‘74 tenutosi a palazzo Scheriman di Venezia, la Segreteria uscente di Bicego non ottenne più la maggioranza dei delegati del Congresso. Già da subito venni proposto dalle categorie nella Segreteria della CISL Veneziana presieduta da Bicego, ma era evidente a tutti ormai che Bicego non aveva più il governo dell’organizzazione e si arrivò al Commissariamento. Non era nelle nostre intenzioni (mi riferisco in particolare alle due principali categorie dei Metalmeccanici e dei Chimici) arrivare alla sostituzione di Bicego, volevamo solo che lui fosse più aperto e disponibile a lavorare insieme alle nostre categorie ed al nascente gruppo di giovani attivisti. Ma lui ed in particolare Agnolin e Piasentini si dimostrarono troppo rigidi e portarono inevitabilmente alla crisi la Segreteria appena eletta.

Dopo una riunione di chiarimento a Roma, le parti in gioco ai diversi livelli dell’organizzazione presero atto della situazione determinatasi e si convenne di avviare la procedura del Commissariamento.
Luigi Macario allora Segretario Generale aggiunto della CISL venne nominato Commissario ed io divenni il suo sostituto sul campo. La gestione commissariale durò circa un anno e nel ’76 venne convocato il Congresso Straordinario a Ca’ Giustinian che decretò la riconferma del nuovo gruppo dirigente ed io venni eletto Segretario Generale della CISL Veneziana.

Nella FIM mi sostituì Dino Rasera, sindacalista di grande spessore umano. In questo nuovo contesto, la mia azione di direzione della CISL veneziana si avvalse della collaborazione di una segreteria rappresentativa di tutta la CISL veneziana (Mario Falchi dei braccianti, Dino Lazzarotto dei tessili, Flavio Grubissa dei marittimi, Dino Rasera dei metalmeccanici, Vittorino Boso degli alimentaristi e Luigi Ruggiu, professore e poi Preside della Facoltà di Filosofia all’Università di Venezia).
Si tendeva a fare chiarezza su alcune priorità: - L’unità sindacale; - la qualificazione dell’economia veneziana; - la lotta al terrorismo.
L’unità sindacale tra la CGIL, la CISL e l’UIL non era un percorso facile, ogni decisione era frutto di interminabili discussioni tra di noi su tutte le grandi opzioni. La questione che mi preoccupava era il continuo tentativo del Partito Comunista, allora molto forte a Venezia, di interferire nell’attività sindacale e di strumentalizzarne l’azione e la conduzione, interferendo sulle decisioni più importanti, ivi compresa la scelta dei candidati nelle elezioni delle Commissioni Interne prima e dei delegati poi.

Ma la realtà della CGIL veneziana per fortuna non era omogenea, accanto a uomini che privilegiavano un rapporto stretto con il partito, vi erano anche sindacalisti come Ghisini, Renesto o Formenti che pur essendo iscritti al PCI, al PSIUP o al PSI sostenevano abbastanza con coerenza il ruolo dell’autonomia e dell’unità sindacale. Anche nei chimici la situazione era molto articolata e consentiva un rapporto dialettico abbastanza equilibrato.

In questo quadro un ruolo molto discutibile veniva svolto da Cesco Chinello nell’ambito della interpretazione e della rivisitazione culturale dei fatti di cronaca, delle lotte sindacali e dei loro protagonisti. Leggendo i suoi libri sembra che tutto quanto e avvenuto a Marghera fosse opera sua e del suo partito, per lui un Consiglio di fabbrica era un Soviet ed una manifestazione davanti all’Associazione Industriali la presa del Palazzo d’Inverno a Pietroburgo.

A questi pericoli noi rispondemmo con una forte presenza organizzativa su tutti i luoghi di lavoro, con un costante dibattito interno negli organismi della
FIM prima e poi della CISL e soprattutto con un’azione di formazione sindacale a tutti i livelli. Già nella FIM e nella Federchimici regolarmente ogni mese venivano riuniti i direttivi provinciali e duravano l’intera giornata. Era un’occasione organizzativa sulle varie questioni da affrontare. Questa nostra capacità di governo dell’organizzazione è stata di stimolo e di esempio a tutte le altre categorie dell’Unione. Il dato centrale era quello di favorire la dialettica e la partecipazione dei lavoratori alle decisioni da assumere. La CISL gradualmente abbandonò la sua tradizionale collocazione di freno alle iniziative di lotta, impegnandosi invece su una maggiore qualificazione della linea sindacale, sui contenuti contrattuali ed in particolare sulle grandi questioni dello sviluppo compatibile, sulle questioni ambientali e della sicurezza del lavoro, tutte esperienze che gradualmente portarono ud una nostra visione del superamento del vecchio meccanismo di sviluppo di Marghera per proporne uno fondato su una nuova compatibilità, attento anche alla salvaguardia di Venezia ed al suo valore storico artistico.

Ma questa nuova impostazione della linea sindacale richiedeva un dissodamento approfondito delle grandi questioni connesse al lavoro, allo sviluppo ed al rapporto fabbrica e società civile. E’ quindi stata necessaria una grande azione formativa, non solo presso il Centro Studi di Firenze ed il Campo Scuola di Val Badia ma anche a Cison di Valmarino, a Crespano sul Grappa, a Malborghetto ma anche in Slovenia, dove venivano programmate sessioni di studio con la presenza di dirigenti nazionali e di docenti universitari.
Anche qui cercammo di innovare le tecniche della formazione, attraverso il rifiuto dell’indottrinamento e l’assunzione di tecniche interattive con il coinvolgimento degli allievi in piccoli gruppi di lavoro in cui le nozioni dei docenti si confrontavano con le questioni reali della vita di fabbrica e le tensioni sociali del momento.
Altro aspetto di innovazione sono state le tecniche che oggi definiremmo multimediali della comunicazione, sia nei confronti della stampa e della televisione, sia nei rapporti con i lavoratori (ruolo delle assemblee di fabbrica e di zona) e la cittadinanza in occasione dei grandi cortei e manifestazioni.

Spesso venivo chiamato in varie località venete e nazionali quale relatore ai comizi in occasioni di scioperi o manifestazioni o come la ricorrenza del 1° maggio (a Trieste, Pordenone, Cervignano, Bologna, Palermo, Ragusa, Ferrara, Piombino, Pontedera, Ravenna, Milano, Napoli, Latina, ecc.), ma la manifestazione che ricordo di più é il 1° maggio unitario nel 1975 a Gorizia in Piazza della Vittoria su richiesta di Padovan allora segretario della locale CISL isontina, con la annunciata presenza di delegazioni italiane, slovene e croate.
Il corteo automobilistico partì da Monfalcone e si congiunse con le altre delegazioni alla Stazione FS di Gorizia.
Il corteo attraversò il centro della città verso la grande Piazza della Vittoria, ma con nostra grande sorpresa, nella città non si vedeva anima viva, tutti gli esercizi pubblici erano sprangati. Evidentemente il ricordo delle foibe e le tensioni della guerra fredda erano ancora troppo vive per raccogliere un messaggio di unità e di pacificazione come la nostra manifestazione ingenuamente si proponeva.
Dopo il comizio, andammo a pranzo e fu occasione di una forte discussione in proposito tra me e gli organizzatori.

Con Neno Coldagelli e Luigi Covolo della CGIL e Mario Belluz nella UIL fu possibile realizzare la Sede unitaria sul cavalcavia di Mestre che venne inaugurata con la presenza di Ruggero Ravenna della UIL nazionale, una scelta che ancor oggi considero positiva ma che venne invece mal digerita a livello della CISL regionale (Bracchi) e nazionale (Storti). La Sede unitaria diverrà un vero laboratorio sociale, lì sono nati anche il Sindacato di Polizia ed il coordinamento della Guardia di Finanza. Ricordo che un giorno dei finanzieri mi vennero a raccontare un fatto che è indicativo delle situazioni di potere di quegli anni: alcuni finanzieri erano riusciti ad individuare presso una banca del Liechtenstein un consistente flusso di denaro in entrata ed in uscita che faceva capo ad un giovane potente e rampante politico locale del tempo.

Fecero una relazione dettagliata ai superiori ed invece che perseguire l’interessato si provvide a trasferire i due militari uno in Sicilia e l’altro in Sardegna.

Il problema non risolto di quel periodo storico e delle tensioni che lo agitavano, è: fino a dove la condotta sindacale unitaria abbia avuto il controllo dell’iniziativa ed in che misura invece l’azione di gruppi fiancheggiatori del PCI o frange che gli sfuggivano di mano, costituissero, consapevolmente o meno il terreno di coltura di quel radicalismo sindacale e politico sfociato poi anche nel terrorismo.
E’ vero che il PCI, la CGIL di Luciano Lama e tutto il movimento sindacale, sono stati un elemento importante della sconfitta delle BR e del terrorismo, ma solo dopo l’uccisione di Guido Rossa, operaio comunista dell’Italsider di Genova avvenuto il 24 gennaio ‘79.

Prima di tale fatto, gambizzare o uccidere un dirigente aziendale, un giornalista o un magistrato non era ancora considerato in certi ambienti o in certe stesse assemblee di fabbrica un delitto da condannare e perseguire senza se… e senza ma…..

C’è chi teorizza ancora oggi sulla validità dell’impegno per l’unità sindacale in quegli anni di fuoco, c’è chi afferma che sarebbe stato meglio, come alcuni hanno fatto, abbandonare il campo e sedersi lungo il fiume ad aspettare gli eventi. Noi invece abbiamo scelto di lottare in quel contesto così complesso e difficile senza rinunciare alle nostre idee ma anzi trovando anche molti proseliti tra i compagni di viaggio.


Ma contemporaneamente, un’altra questione andava prendendo parte delle mie energie, anziché inseguire Cesco Chinello nel suo delirio sul "disegno capitalistico e l’azione antagonista della classe operaia", pensavo che bisognava innovare il contesto generale della politica di sviluppo a Venezia, puntando sulle ragioni oggettive che determinavano la crisi in certi settori industriali e nell’attività portuale e soprattutto bisognava trovare una diversa compatibilità tra Venezia e lo sviluppo della chimica.

L’occasione di messa a punto di questa proposta fu nel febbraio del ‘79 il famoso convegno di Palazzo Grassi, i cui atti vennero raccolti nel libro edito da Marsilio "Il problema Venezia, oltre la legge speciale per un diverso sviluppo". Con quel convegno la CISL Veneziana divenne protagonista di un diverso modo di risolvere le crisi aziendali e si registrarono anche significativi risultati: penso alla riqualificazione del Cantiere Breda in aperta polemica con la FIOM e Chinello, contrari inizialmente ad una sua moderna ristrutturazione, penso alla chiusura programmata della Sava Allumina e alla realizzazione dell’esperienza Metallotecnica, alla chiusura dell’ INA Montedison e alla realizzazione dei nuovi impianti di produzione di alluminio a Fusina, discussi a livello di Governo prima con Bisaglia e Ferrari Aggradi, poi con Donat-Cattin e con Cefis a Roma e a Milano. Penso al rilancio delle Aeronavali e della SAMIM, alla grossa questione della ricerca di una via d’uscita alla crisi del Porto di Venezia, zavorrato dal provincialismo e dalla obsolescenza delle baronie rosse interne alla Compagnia Lavoratori Portuali che con il monopolio della riserva di manodopera costituivano una delle cause più profonde della crisi dello scalo veneziano.

Il problema invece sul quale non ottenemmo significativi risultati, nonostante il nostro grande impegno politico sindacale, fu sulla crisi della PAPA di S. Donà di Piave che impegnò duramente la FILCA allora diretta da Luciano Babbo e sulle prospettive di riqualificazione della chimica, dove nonostante il forte impegno di Giampietro D’Errico, Bruno Liviero, Ferruccio Brugnaro, Gianni Moriani, Fausto Camuccio, Angiolo Francini, Vito De Bortoli, Oraldo De Toni e Luca Bianco ancora oggi si trascina nei problemi di sempre.

Il terrorismo intanto radicalizzava ulteriormente il suo scontro con lo Stato ed i suoi simboli, dopo i rapimenti e le gambizzazioni si passò all’assassinio di giudici, giornalisti dirigenti industriali e politici arrivando poi al rapimento di Aldo Moro e l’uccisione della sua scorta e successivamente all’assassinio dello stesso presidente della DC operato dalle Brigate Rosse il 9 maggio 1978.
Dopo una fase di indecisione, tutto il sindacato ormai era il vero scudo sociale contro il terrorismo. Ricordo che appena giunta la notizia via radio del rapimento di Aldo Moro, spontaneamente da tutte le fabbriche uscirono cortei di manifestanti che confluirono in una grande manifestazione di protesta a Mestre. La stessa cosa avvenne quando venne ritrovato il corpo di Moro in Via Caetani.

Anche a Venezia con l’uccisione di Gori, Albanese e di Taliercio la situazione era divenuta di estrema drammaticità, come non ricordare anche il clima di paura e le minaccie costanti a tanti nostri attivisti operanti nelle fabbriche tra i quali Vito De Bortoli e Angiolo Francini al Petrolchimico di Porto Marghera.

Ricordo che nella primavera dell’80 mi venne a trovare per un’intervista il giornalista del Corriere della Sera Walter Tobagi, andai a prelevarlo alla Stazione di Mestre e volle venire nella nostra sede sul Cavalcavia dove potè immergersi nel clima di quei giorni ed avere forse anche alcune risposte ai suoi perché sullo sviluppo delle lotte sindacali e le radici del terrorismo.

L’intervista venne pubblicata sul Corriere della Sera e successivamente insieme ad altre nel suo libro "Cosa contano i sindacati" edito da Rizzoli, e pubblicato dopo il suo assassinio per mano delle Brigate Rosse il 28 maggio 1980 a Milano.

Il problema era quello di non avere paura e di non perdere la testa, spesso venivamo citati dai volantini delle BR e per precauzione modificavamo continuamente l’orario ed il tragitto dei percorsi da casa al lavoro e tra sindaaclisti funzionava una rete informativa riservata per monitorare, in tempo reale, tutto quello che succedeva. Sembrava che lo Stato non ce la facesse più a reggere lo scontro con le BR e che da un momento all’altro poteva determinarsi la sua resa al terrorismo.

Se non si parte da questa difficile realtà non si riesce a capire e giustificare la "linea della fermezza" assunta dal Sindacato e dalle forze politiche democratiche in occasione del rapimento di Aldo Moro.
Poi il terrorismo prese di mira la CISL con l’attentato ed il ferimento di Gino Giugni il 4 giugno ‘83 e l’uccisione di EzioTarantelli il 27 marzo 1985, due eminenti professori universitari e docenti al Centro studi CISL di Firenze e stimati consulenti della nostra organizzazione. Su un altro versante terroristico avvenne anche l’attentato a Papa Giovanni Paolo II nel maggio 1981. Ricordo in proposito che ci fu una lunga discussione con la CGIL circa un volantino unitario di condanna contro tale attentato. Loro erano restii,
affermando che tale fatto non riguardava il sindacato, noi sostenevamo che il terrorismo doveva essere condannato in qualsiasi ambiente si fosse manifestato. Minacciammo di uscire autonomamente da soli con un volantino nelle fabbriche firmato solo dalla CISL, alla fine la CGIL si convinse della bontà della nostra impostazione e venne convenuto e diffuso in tutte le fabbriche di Porto Marghera un forte comunicato di condanna contro l’attentato al Papa polacco Karol Voityla.

Ma l’efferatezza delle BR fu anche la causa della loro sconfitta. Tutta la società civile, il sindacato, la Chiesa e gli organi dello Stato si saldarono in un unico fronte contro il terrorismo e l’isolamento determinò la definitiva crisi politica e morale delle BR.

Ma va detto che il terrorismo costrinse il sindacato ad ergere una muraglia contro il terrorismo perdendo di vista il suo vero mestiere, in questo senso l’intervista raccolta da Walter Tobagi e che venne pubblicata prima sul Corriere della Sera e poi sul libro citato è una testimonianza che intendo riproporre a conclusione di questa riflessione storica.

Per la verità, dice Tobagi, al di fuori di ogni schema di partito, autocritiche profonde si sono manifestate anche all’interno del sindacato, soprattutto nella fascia dei dirigenti medio-alti. Un caso per tutti: Bruno Geromin, segretario CISL di Venezia. "Bisogna uscire dai luoghi comuni", sostiene. "Non si salva l’occupazione riducendo la produttività. E non si deve nemmeno sempre confondere la produttività con la fatica". Cita l’esempio della Breda, che a Porto Marghera costruisce gasiere per l’Unione Sovietica: "Prima una saldatura era fatta a mano, adesso un operaio controlla otto macchine saldatrici".
E l’occupazione? "Si difende con lo sviluppo, non esasperando la difesa degli impianti vecchi. I dipendenti della Breda sono aumentati in questi anni. Se non avessimo avallato i miglioramenti tecnologici e produttivi, adesso ci troveremmo nelle condizioni disastrose dei cantieri di Palermo e Taranto".
E ancora: "Si può capire che in certi settori di base esista un’industria sovvenzionata, ma è una follia pensare che tutte le aziende vadano in perdita". Non trascura nemmeno la cassa integrazione: " Non ci sarebbe tanto doppio lavoro se non ci fosse una cassa integrazione così facile. E in questo modo si toglie lavoro ai giovani".
La cassa integrazione dovrebbe aiutare a riconvertire e a riqualificare gli operai, ma se non si fa questo "si usa un sistema vecchio, assistenziale, borbonico, per affrontare problemi che sono di una società industriale moderna. Non si può pretendere che gli operai siano santi e non ne approfittino per fare un secondo lavoro".
La morale di Geromin è inattaccabile: " Bisogna essere chiari, altrimenti la gente non ci capisce e non ci crede". E nell’ "essere chiari" rientra l’autocritica, l’ammissione della più profonda ragione di crisi e debolezza del sindacato alla fine degli anni settanta: "Il sindacato regge nelle fabbriche grandi, ma fuori di lì non controlla niente. Lungo la strada per Padova c’è una catena continua di fabbriche: scarpe, tessuti, lampadari, occhiali. Fanno concorrenza ai giapponesi. E’ il regno del lavoro nero. Certo, sarebbe assurdo pretendere che l’occhialeria con cinquanta operai metta su la mensa come la Montedison. Però il sindacato non può star fermo. Se vogliamo stabilire un contatto anche con quei lavoratori, dobbiamo preoccuparci di fare le mense interaziendali, i centri sociali. Cose concrete, non solo parole".

Lo schietto Geromin predica la fine del "sindacato immagine" e la rinascita di un sindacalismo delle cose, legato agli interessi dei lavoratori. Non si rinnega nulla, dunque, di quel che si è fatto nei turbinosi anni settanta. Però si ammette che le parole enfatiche non hanno impedito una trasformazione sociale che non è andata nel senso voluto dal sindacato. Il decentramento produttivo, l’economia sommersa, la piccola impresa dove i sindacati non riescono ad attecchire….Doveva essere il decennio del nuovo modello di sviluppo".

Nella tarda primavera dell’82 lasciai la segreteria della CISL di Venezia nelle buone mani di Dino Rasera e venni chiamato da Cesare Delpiano in Confederazione a Roma alla Direzione del Dipartimento Industria.
Con Cesare Delpiano si lavorava bene e la mia esperienza di ex metalmezzadro si accrebbe della dimensione nazionale dei problemi (da Bolzano alla Sicilia) ed inoltre la continua frequentazione dei Ministeri del Lavoro, dell’Industria, dei Trasporti e Marina Mercantile e di Palazzo Chigi, delle Commissioni del Senato e della Camera, dell’IRI, ENI, GEPI e Confindustria consolidarono la mia professionalità e conoscenza degli stumenti della politica economica ed industriale.

In quegli anni nei Ministeri ed Enti di nostra competenza (Lavoro, Industria Partecipazioni Statali, Marina Mercantile) sono passati in molti: Toros, Scotti, Donat- Cattin, De Michelis, Carta, Altissimo, all’IRI Prodi, all’ENI Reviglio, alla GEPI Bigazzi, ad ogni nuovo ministro o Presidente cambiava lo stile dei rapporti ma abbastanza poco della sostanza dei problemi che interessavano direttamente l’economia ed i lavoratori.
Donat Cattin preferiva svolgere le trattative a tarda notte, invece Altissimo alle 20 chiudeva qualsiasi trattativa anche se importante perché lui doveva andare a cena ….e dopo al night.
A Donat-Cattin però il dramma del figlio Marco gli sconvolse la vita ed il suo approccio alla politica.
L’unico rilievo che mi sento di fare a Cesare Delpiano, con il quale ho condiviso una buona parte della mia esperienza prima a Torino e poi a Roma, era la sua fretta, il voler fare tutto, non avere mai il coraggio di dire di no quando lo chiamavano in una fabbrica che licenziava o in un dibattito sull’equità sociale. Forse lui sapeva che aveva ancora poco tempo di vita e voleva impegnare tutte le sue energie fino all’ultimo. Si fermerà definitivamente a Verona in un convegno ed a migliaia accorremmo al suo funerale ad Alba sua città natale che lo vide giovane partigiano nelle colline della Langa, insieme a Cesare Pavese e Beppe Fenoglio, quello del partigiano Johnny.

Rimasi a Roma fino alla primavera dell’85. La mia vita era divisa tra la famiglia a Venezia sorretta soprattutto da mia moglie ed il mio lavoro a Roma e in
tutta l’Italia. Una situazione che rischiava di lacerare i rapporti umani mentre i figli crescevano.

Alla fine chiesi alla confederazione di rientrare nel Veneto e mi venne proposto di sostituire Marchionni alla CISL di Padova. Incarico che ricoprii dal 1985 al 1992. Un periodo denso di impegni e di tensioni, ancora troppo vicino per raccontare con il dovuto distacco.
Conclusa l’esperienza CISL con l’accesso alla pensione, mi fu proposta una candidatura al Parlamento nelle liste della DC, ma nonostante una discreta affermazione di quasi 4000 preferenze, però la barriera ad escludendum delle correnti organizzate mi impedirono l’ascesa a Montecitorio per un mandato che sarebbe durato solo un biennio.

Continuai invece la mia attività nella Giunta della CCIAA di Padova, dove assunsi l’incarico di Direttore della rivista "Padova Economica" e successivamente venni anche designato in altri importanti incarichi, quali il Consiglio di Amministrazione dell’Università di Padova, Consigliere prima e poi vice-presidente dell’Interporto di Padova, nel Consiglio di Amministrazione del consorzio ZIP, e Magazzini Generali, Revisore dei Conti di Padova-Fiere, consigliere di Amministrazione di Cerved Holding, Presidente del Consorzio Tramite, presidente di Telesistemi S.p.A., consigliere di Amministrazione del Comitato Alta Velocità presieduto da Pininfarina e Illy e Presidente del Consorzio Litoranea Veneta.

Svolsi anche attività di Consulente nel settore trasporti per Unioncamere Nazionale e del Triveneto, nonché docente per corsi di studio e incontri all’Università di Padova, al CUOA di Altavilla Vicentina, all’Università di Trieste e dell’AGFOL.

THE COLLECTED ONE OF THE VENETI,
from the granary to the workshop.

(notes for one history never written)
BRUNO GEROMIN
The history books me have always gotten passionate because they are, or would have to be, the testimony of lived human experiences, even if all know that often it gives account of partial or interested experiences and however, only those that of if they have left a sign.
That often means that, totally ignores an enormous amount of historical facts, also important, than for several reasons they have not left of if sufficient testimonies, than someone, that is groups of being able or an entire ruling class, have thought of having to ignore them or worse, they have decided than to cancel them.
I feel the duty to explain the reader the reason for which I have decided to publish this volume and to rather clear because of the choice of a title it desueto. These considerations stretch to demonstrate how much are important the communication and the technologies in order to diffuse it, in the space and the time. I have had the occasion and the fortune to understand this truth end from the my first infancy. My grandfather Eugene, been born in 1881, also being a peasant sharecropper, knew to read and to write, in an historical and social context in which not there was still neither the radio, neither the TV, neither Internet and the information were given solo from little newspapers and from word passes.
My grandfather therefore, acquiring and reading to the newspaper two times the week, Sunday when he went to the Putting in Dome and the thursday that to Portogruaro was market day, constituted for the many peasants, illiterates or malinformati, an important point of reference, in that border of called Villastorta and situated territory to the northeast of Portogruaro to a shooting of schioppo from the castle of Fratta, that one cited from Ippolito Nievo.
This book therefore, wants to transmit, not only made and vicissitudes lived from the author on ending of the century in the Province of Padova and of the Veneto, but also the content of opinions and comparisons between persons, organizations and institutions that the same one has had way to know, to attend in juvenile age and subsequently to document on Economic Padova, the magazine of the Chamber of Commerce of Padova in the period in which of she has been member of Committee. How much comes told and documented on risente Economic Padova therefore of the origins and the particular experience, to begin from the first years of life in that family peasant of Portogruaro.
My life is begun here and of it I have a beautiful memory and pleasant even if, like we will see, did not lack the problems: from the war vicissitudes to the misery, from the emigration to the hard work of a job on the fields, fact then mostly with the arms. Ours was one patriarcale family veneta, like many others in that historical period.
My grandfather Eugene, married to Trevisan Maria had had 10 sons of which 5 males (Saint, my father, Been born said them Mark, Antonio, Giuseppe and Umberto) and 5 females (Rosina, Luigia, Antonia, Angelina and Amalia), first lived until late age, but not particularly long-lived, the more long-lived women, living Antonia and Amalia still, before to Villastorta and the second one live to Turin.
The women if they went some soon from the family because maritate, replaced from other women spouses of the four on five of the sons males and in those years, to horse of the second world war, nacquero very 14 sons, all males. The Umberto, young will be married only later, to Turin, and will have two children. The job in the fields and the management of podere was nearly all of the life of the family.
When earth is said to work, it wants to say also a cattle stable to attend to (cows, buoi and year-old calves) and a aia with rabbits, pollame of every kind to raise, in order to eat and, with the eggs that were carried R-al.mercato, to acquire sugar, it knows them and spezie. It wants to say filari of vines to weed, to prune, to defend from the peronospora, to vendemmiare and transforming of the grape in wine, vinegar and grappa. (In those times every colonica house possessed a alambicco made in house for the distillation, operation that happened in great illegal secret because).
Agriculture, meant, days and days in the fields with the buoi and the vacche in order to plow and to weed the earth, (then the mechanical tractors, but some Landini, nearly were disowned, with the arrival of only ally to you in the ' 45 old truck and bulldozer military they came transforms to you in agricultural tractors from the siblings Valerio and Acco), to seed, to mietere frumento, maize, potatoes and medical grass, were with of operations of the all handbook, with the aid of buoi, cows, horses and asses.
The same mietitura of the grain whose trebbiatrice came set in action from a pulley of a Landini tractor, demanded a series of manual operations that engaged all the members of the family and often they were involved also the near families. Naturally then he did not watch himself to the prohibition of the minorile age, also the 10- boys 12 years knew to carry a bag of frumento or granturco from 70 kg on for the grips and steep scales until the granary. The life in campaign involved several scomodità moreover: not there was the connection with the aqueduct, the water of the sink was drunk, and the cloth was washed in an appropriate public washhouse situated on the edge of the channel; the light did not exist electrical worker (made a great use of candles, lumini to oil or oil and subsequently of fanali to carbide).
The WC did not exist, "stop" were situated close to the concimaia and of day everyone had to go in that place for the own personal needs, of night in every room was a capiente vase that of good mattino came emptied in the concimaia, not was heaters neither heating systems. During the winter the hands were rossastre for the effects of ices. The warmer atmosphere was in bottom to the great kitchen dov' was situated the hearth, all the other rooms was, during the winter of the true refrigerators. The free time from the job, in the course of the winter months, was passed in the stable that was instead, extraordinarily warm, for effect of the heat emanated from the breath of the cattle.
But the heat was miscelato with the miasmi of the ruminazione, with the stink of the urine and the evacuation of the bovines. In those stables, much stinking but warm, of winter the women spun the wool (with the corlette) and with irons they knit and sweaters, naturally were jobs that concurred also a parallel subject of gossip that today we would call "gossip". For the night, they were made to heat on the bracieri of the fireplace of the mattoni that then wrapped on of rags they served to heat the feet between the sheet and the straw mattress. The beds were not supplied of mattresses to motivatings force but from ricuciti and filled up bags of juta of straw and corn leaves.
We do not speak about the two thousand R-avanti.Cristo, but about some year before that De Gasperi went to the power and started the agrarian reform for the overcoming of the mezzadria. The agrarian conduction with mezzadria contracts, involved that the half of the product had to be delivered to the owner of the bottom and with remaining had to living an entire vintage year and in part to sell R-al.mercato in order to acquire seeds and tans and other indispensable products to me in order to concur the life of the numerous familiar nucleus (with the twelve members of our family had joined mogli and grandsons, at least 26 mouths to feed in the course of years forty).
But beyond to the hard job of the fields, there was also the time, Sunday to the dawn, for the hunting and the peach, along the rivers, in the boschive spots and the neighbors goes them Lagunari. The territory from Portogruaro to Caorle was then in the final phase of a great transformation of hydraulic reclamation of the territory that lasted from at least a century with the canalization of watertight waters and their breaking in to sea with I affixed raising systems to you, managed from the Consortia of Reclamation.
In the winter evenings, in the tepore of the stable, while it was played to tresette, to briscola or to the tombola, it was spoken about all the connected problems to the things very from is made, of the atmospheric course, the preparation of lands for seeds it, of the predisposition of the spaces and of the pianali for the breeding of it gets worm-eaten from silk, but it was discussed also about politics and the by now next war. In those territories it was gone along them goes them between the trees and canes field, to hunting but also to not only make the strame in the palù in order to use it like straw for lettiere of the cattle that in its turn mischiato to the bugasse it would have produced of the optimal fertilizer (than today we would define biological), in order to render the earth more productive.
My father often told us of the hards work, the difficulties and the dangers that this type of activity in lagoon involved. He left himself with of the great barges, pulling them by hand with of the long ropes, walking on the lateral tow ropes of the navigation channels. From the harbour zone of Portogruaro, where the Reghena flows in the Lemene river, one came down along its navigable course since the remote times towards Julia Concord ("the sagittaria" term is sure an arbitrary diminutivo regarding the original meant one of the roman name), beyond the bridge of the Blades towards the Sincacalee the bridge of the Marango continued itself along the Nicesolo, towards Goes them Perera, towards the River basin of the Seven Sisters or in the swampy zones of the low Livenza.
After to have chosen the place adapted, some governed the boats, others cut with a scythe the strame dipping itself until the thorax in the watertight water, where swarms of mosquitos and bugs of every type abounded and began the hard job of the falciatura and the mopping-up of the vegetable. Subsequently, after to have it collected and piled up in sheaves the same ones they came hoists to you with of the passes on the boats. The floating ones were loaded until the improbable one, because confidava in one navigation in waters calm. It succeeded instead, that in the points of confluence of several the channels, they were formed of the water currents that could also determine the sinking of the burchi.
Then there was the flow of the determined water currents from the tides that they could facilitate or render the gone back one of the boats extremely hard, stracolme of strame, until Portogruaro. They were jobs that demanded enormous sacrifices and that they lasted between the gone one and the return nearly two days entire and continued to you. But the beautifulr storys that fascinated we children were the history of hunting in go them swampy of Saint Gaetano, Go them Zignago or Porto Baseleghe.
My grandfather Eugene, optimal hunter, often accompanied from the larger sons and other hunters went in those localities to accompany the owners and theirs rampolli that they did not have some familiarity for wild and full places therefore of poetry that then will be immortalati from novels of Ernest Hemingway.
The hunting was preceded from several rituali. In the first place they had to be prepared very it adminisers extreme unction to to you and it polishes the guns to you, us made the cartridges in house, inserting in the bossoli powder from I shoot and lead bullets, realizes in economy, fusing the metal to you in a crucible and throwing it in an appropriate container bucherellato, over a cold water washbowl.
When the hunters returned to house with their cargo of valuable game (ducks, folaghe, germaniums) the women prodigavano for the pulizia of the birds, the piumaggio in hot water and finally the baking. Sunday evening was great festivity, where beyond to the game it did not lack paiuolo an overflow polenta cut with spago and fiaschi of wine the red white man and (clinto and boccò, tokay, merlot, cabernet and raboso).
If the hunting and the peach were an occupation mostly of the autumnal and winter season, with the beautiful season instead the evenings they came employed in order to go to school of music and song near the Saint Institute Cecilia. The city of Portogruaro had already then, a good musical tradition, my father and its four siblings constituted one valid column of the city band and of the orchestra, directed before from master Casagrande and then they give Of Mark and Coromer. Then, there was the chorus for the putting sung in Dome and also lì the contributions did not lack the numerous Geromin family.
The musical culture had also an economic implication, because in the numerous occasions of festivity to Portogruaro and in the near countries, (Latisana and Latisanotta, Giussago, Concord, Summaga, Teglio, Fossalta, S. Vito, etc.) my father and the other siblings were demands with their musical stumenti (saxofono, bugle, bottom, cornetta and fisarmonica). But, it happened that with a family in increase in number and mouths to feed, the rooms of the house were not more in a position to containing all and the earth fields being always the same ones, did not concur more than to pareggiare the accounts.
My father being the primogenito one of the determined sons to exit from the house of the father and its condition of sharecropper. We went to inhabit in the neighbor and neighbor house of the maternal grandfathers, anch' patriarcale it but with one room available to lodge to us.
The maternal grandfathers: And Enrico Bellotto 1882 Aere Rose had had 8 sons, of which then living two males and 5 females, my Giuseppina mother was the primogenita one, followed Giuseppe, Maria, Victoria, Cesar, Enrica and Bruna. It was the house where nacque in 1944 my Mario brother, quarter of four males. Enrico grandfather was a valid head laborer in the digging of the channels, a protagonist of the great jobs of reclamation in the low concordiese and the River basin of the Seven Sisters.
They were locality medium to 10 - 15 kilometers of distance from Portogruaro that the Enrico grandfather covered on foot, with the vanga in shoulder, every day worked to you. To my mother, still child, when she attended second the elementary one, it came tax to abandon the school in order to attend to, with to Grandmother Rose, its 6 siblings, nei works of house and every day, covering that road in bicycle, carried its father, nelle various localities del job in reclamation, a still warm lunch.
The house of the maternal grandfathers was not large as that one of grandfather Eugene and the fields to cultivate were still more limit to you, but it was for we sufficient because my father began to try job in the agricultural companies of the zone and in the yards buildings and from the point of view of the inhabited space, in relation to the state of war, the space was of for if determined: Giuseppe was soldier in Albania while Cesar with the Battalion S. Mark was from years to Tienzin in CHINA enlisted in Military Navy
Also in the grandfather house Eugene the war enlisted military the uncles Mark in infantry, Antonio with the grenadiers of Sardinia, Giuseppe with Carabinieri and Umberto, solo in order little time, before the armistice, with the Bersaglieres. Fortunately, all, uni and the others also in a sorry state, returned safe and sound to their houses.
Years forty to Portogruaro worry years were not alone, for the many its sons in war in Italy and to the foreign country (from Russia, to Albania, from Greece to North-Africa), have been also years of suffering for the German occupation, for intern to you in Germany, for the strafings of ally to you and for the many young operating partisans between lagoons or in high mountain with the formations Garibaldi and Osoppo and for the damages it provokes to you from the strafings, of which of it I have still an alive memory.
My father, not been involved the military service, lend its work in the several agricultural companies in difficulty for the job of the fields, for the absence of labor due to many men he enlists the military service to you, or deports to you in Germany, above all in the zone of Villaviera and of the Trade-union one where he operated like "factor" a its friend, Giacomo Gasparotto that would have become my godfather of baptism.
Telling me of those years, in which I was child, my father made me to observe that there was in that locality one strongly pushed against the German occupation and the war, also between those who officially was been involved with the fascist regimen or perlomeno they made the double quantity game.
After the 8 september of ' the 44 German occupants they were behaved like the heads of household, and that fed the popular dissatisfaction. They, through the Todt were engage to you in an immense activity for the military infrastructure installation of defense, military blockhouses, shelters and equipments of antiaircraft, but the spaces were immense and difficultly controlable or of difficult access, as in the river basin of the Nicesolo and to Falconera Port where the seaplanes of it allies to you, normally of night and with the collaboration of the formations partisans, they came to recover their soldiers parachutes for determined sabotaggio operations to you or the discouragement of an airplane previously during a strafing.
Memory an episode of that period, when with a small cart hauled from an ass (muss) my mother had to o to Villanova, in order to recover some alimentary products from knowing families, arrives to you beyond the crossroad on the Triestine after the house of the Camponogara, saw two scenes terrifying: a man in the near house was shaving the beard of forehead to the mirror hung to the window, while all at once, from a truck in the meantime sopraggiunto, they came down a ten of armed men of all point that encircling the house made it prisoner.
The armed explained me then that the man who was shaving was a partisan fuggiasco and one band of Fascists. In our rooms, of the grandfather Eugene and Enrico, more hidden resumptions for a sure period of the soldiers came ally to you. In this work of solidarity the catholics distinguished themselves also, in spite of a controversial guideline of the portogruarese Church regarding the fascismo and to the German occupation. In fact, a.tito it of example, it was critical with the fascismo and he supported the partisans don Lozer, while Mons. Giacomuzzi was for the defense of the statu quo.
My father enough was informed, is because still young he answered Put that priest who then will become Cardinal Celso Costantini, is because he was enrolled to the Catholic Action and then the ACLI. It often spoke me about this leggendaria figure of Don Lozer and that happened still many years after the Liberation.
Don Lozer will remain in fact a indelebile symbol, a testimony of a battle for the democracy and the support of more the weak people. It was famous that my grandfather Eugene did not have null to share with the Fascists. From young person it had been elect in the Communal Council of Portogruaro for the Popular Party of Sturzo and was also much assets towards the trade-union initiatives on the mezzadria, supported in those years from Alloys White women and its leader Veneto Giuseppe Corazzin.
It was boasted for the fact that although its explicit antifascism, when it passed in front of the Sguerzi Coffee where often sostavano the activists of the bundle for propinare the oil of ricino, to he they did not dare to approach itself. That is there was, one single time, they attempt immediately re-entered after a its warning: "pure fairies if you want, but you know that I have five sons sooner or later hunters and the responsibles will not pass it smooths down".
It was with this spirit, told more to me late Bruno Bortolussi, than after the liberation my grandfather it was one of first enrolled to the CISL Sharecroppers. We you will transfer to us in the house of Enrico grandfather in the ' 43, but the relationship with all the members of the house born them remained always much alive and intense one. The war but, in spite of the absence of the radio and the television was perceived in directed.
Every evening made to feel its Pippo buzz (therefore called it all), was a hunting reconnaissance plane and of attack in order to hold under control the movements of the German troops or the transfer of the goodses long the aces street (in particular Triestine be them) and railway (of the lines Portogruaro-Trieste, Portogruaro-Casarsa, Portogruaro-Treviso and Portogruaro-Venice) and the movements of the logistics in I placed you of goodses and wagons in the railway station.
Later, to deep night, one felt the buzz of the bombers and the howl of the sirene that the citizens invited to repair themselves in the shelters. It followed the launch of rockets that illuminated to day the prestabilita locality, and Indians, the tonfi sordi and frightful of the bombs! It was not ended... to completed operation, the return the pilots, uncoupled from the airplane the empty tanks of the fuel.... emitted anch' they a left noise. In occasion of the strafings that took of sight mainly the railway line Portogruaro-Trieste, in the house of the Bellotto grandfather, that that military objective toed be distant less than a kilometer, the sbigottimento was concrete, the only one to have fear was not the aunt Enrica who sostava on the uscio of house because it said "if I must die them I want to see in face".
But as all the Bellotto sisters have had a life much long-lived one and it is tutt' hour living to Udine. In occasion of the strafings or aerial mitragliamenti there was, a effective danger to be hit. The fear s' got hold of everyone, there was who at the moment of the uncoupling of the bombs hid under the scale or the table of house, others that escaped between the fields throwing itself on the bottom of pits. In the campaign zones the shelters did not exist. My Father and the Enrico grandfather was single the two remained adult males in that house.
It had to make something.... And they decided to dig a underground shelter, than sure he did not serve to null, if a bomb centered it, but could represent a effective shelter for the many bullets and schegge that they rambled in the air, in all the directions, occasion of the strafings. In the stable of Enrico grandfather there was a perfectly smooth and dark wall like a blackboard and was lì that you will understand the innate dowries of artist of my brother Linen.
With chalk white man and pezzetti of mattone red he passed many hours to design, to cancel and to redesign, persons, objects and animals that it were around. He was therefore that some years after he came sent to bottega from the Filippi siblings perfecting itself in the design, the decoration and the restoration. This activity, opportunely cultivated, will constitute an important part of its future life, (today its trumph of oeil colors the most prestigious villas than Turin). Close to the houses of the grandfathers Eugene and Enrico there was villa Bergamo, famous family of land owners. My mother from girl went to service and is lì that she learned to cook the meats, the game, the fish and to arrange the sauces and the spezie but also to predispose the house furnishings and to prepare, according to galateo, the table from lunch.
During the war in the villa of the Bergamo Portogruaro and other centers were sfollate from several families for fear of the strafings, between these persons were also one elementary master. Mine two greater siblings Lino and George, being be decreed the closing of the schools, attended in private the programs drained to us relati to you, with the purpose then to approach July to the examinations of State.
I that then I had five years, became a member of and learned to read and to write and to the fine ones I introduced myself to the entrance exam to the second elementary class that I exceeded positively. Of that meritorious master memory only that Laura was called. But the thing that memory with particular intensity of that period, problematic but happy, is the many occasions in which my grandmother Rose it accompanied to me on for the wood scale end on the granary.
Its granary was not, like it was not in the generality of the cases in the mezzadrili houses of the Veneto, a simple warehouse of granaglie. It was in the first place a place with the paving constituted from wood tables, extremely cleaned up and aired, where rats could not penetrate of doves of. In the granary the best of the products was conserved that served to the survival of the family. Sure the frumento and the maize, but also potatoes and fagioli, passita grape, onions and seeds for the insalata one, zucche and the seeds of tomato and then the made cheeses and the butter in house.
In this great coffer the house jewels were conserved that concurred the reproduction and the continuity of the stirpe. This image of the granary I conserve it between the things beloveds and is for whom I have decided of holder this famous one, comparing the granary to the workshop, symbol one of the ancient world and the second of the new development. The life of those years was a lot hard, even if it cannot be defined of exasperated misery, was not died of hunger, but not Lira for the superfluous one was one.
All the one which came produced it came used for the living and reproducing. As an example the breeding of the pigs was assured from the remainders and from the refuse of the eatable ones, boneses, the skin and the interiora of the animals it slaughters to you, from I drain prewashed from the social latteria after the working of the cheese, the butter and annealed (the puina....). With the slaughtering of the pig to Been born them the oil of olive was gained lardo (then was disowned because inaccessible to the yield of the sharecroppers), was put in goes of glass overflows of lardo fused, braciole, bones for the brodo, while the salumi, the salsicce (luganeghe), ossocolli came insaccati in the budella and hung with the prosciutto in dry places for the stagionatura.
The trippa was not thrown not even and the blood, the liver and the other organs, comprised brain, came regularly cooked and consume to you in the festivity days. Also the hairs, after wash to you, came conserved and sold to the pennellifici, the cotiche and the nails and others you leave not noble, came miscelate with the hard one in order to make of the soap. The war partisan was an element strongly argument and debate, not only for its impact with the German fascismo and occupants but also for the various political colorations that characterized the local formations partisans of belongings (Garibaldi and Osoppo).
In those months, of evening in the stables, the arguments regarded the strafings, the actions of the partisans, the alimentary rationing with the "ticket", the black market and the speculators, the probable arrival of allies to you. An evening while we were still having supper, knocked to the door and entered a group of four or five young partisans, said endured to be calm that they did not want to make us of the evil but that for requirements of their commando they had had the order to seize the bicycles to us. All with the familiar ones explained that those means of locomozione were indispensable for who went to work, in order to go R-al.mercato to Portogruaro, in order to carry the latte ones in the cooperative cheese factory.
Our implorazioni were not worth to null, the orders were orders and they had the task to make to respect them. The situation was much delicate one because those young partisans were irremovibili and armed and the situation he could degenerate, was fear and anger together. It was then that my father with compostezza and firm voice addressed the partisans saying: "if it is true that you have had these orders fateci to see documents that they confirm them"!
With these little words my father placed to these boys a problem of legality also in a particular situation in to which he found himself us, an action of mutual respect, their demand must have the value of the legality even if answered to exceptional requirements and advanced orders. My father in facts always said to me that when is found to us in delicate moments of the life they are not as well as the amount of words that weigh how much their content, for this repeated to me.... "before speaking, think at least three times and verification to us if what tasks to say é just and opportune"
..... One of the young partisans who seemed the head, chinò and untied the shoe of the skillful foot, the footwear was removed and the sock from which it extracted a foglietto of paper accurately folded and the porse to my father who verified the legality of the order, but said, is remembered that you have the moral engagement to give back the bicycles to us to ended war. All the members partisans confirmed this engagement. But we waited for invano, those bicycles, did not come more given back.
Finally a day you appeared on be them Triestine the convoys of Allies to you, an explosion of joy for the end of the German occupation by now in escape and the end of the war. The life returned gradually even though to its normality, but it will still pass of the time in order to see our soldiers to re-enter in their families or to cry of definitively their passing on a determined field of war or in the crematori furnaces of the Fuhrer. In spite of the aids Americans and the resumption of a festoso climate, the misery was not changed of sign and the condition of the mezzadrili families endured with all its gravity.
My father with to others vacates to you was engaged from the Common one in order to cut to the platani long the roads. One was received insufficient wage and one sure amount of firewood to burn in order to cook and to heat the house during the winter. In order to pull ahead my mother the year near the local vivaisti worked for two months, but also to Cordovado and Gleris (Toffoli, Valvo, etc.) in how much he was skillful in the incalmo of the tralci of screw. In practical, a tralcio of vitigno wild not attachable from the peronospora, it was grafted with a cut intercrossed to the tralcio of a vitigno of quality (merlot, tokai, cabernet, refosco, prosecco, etc).
It was a laborious job because the hands piagavano for the cold and the effort which had to the effettuazione of beyond thousand cuts to the day with one special sharp knife like a shaver. Determined amount had to realize of one, would otherwise not have been corresponded all the agreed compensation. I, in that period, attended the asylum of the nuns, memory that the menù was always the same one, data the insufficient products supplied from the UNRRA: minestrina and stockfish with tomato.
I ate without wants, the stockfish in humid with the tomato just did not appeal to to me and will be sure as a result of that that still today I avoid always to eat the stockfish with the tomato. Later, when I attended the elementary ones, often to the mattino soon, before going to school, I carried in bicycle the drums of the latte ones in one of the near social cheese factories of Portovecchio, Summaga or Concord.
The return was not to empty because we carried to house a full drum of "I drain", the liquid of turns out after the several workings (butter, annealed cheese or) that it served for the feeding of the pigs. The mezzadria, with all its limits and contradictions, various from the bracciantato one, has been also an important entrepreneurial occasion for migliaia of families venete. The problem was that one to make the accounts with the market and its multiple actors, it had to calculate how much could be consumed and how much had to be sold R-al.mercato or to be delivered to the public heap in order to concur the purchase of the seeds, of the year-old calves for it I fatten or the purchase of the tools of job etc. It will be this entrepreneurial culture that will concur, in the years succeeded you of the economic boom and of the technological progress, the transfer of many workforces from agriculture to the industry and the terziario and subsequently the proliferation, in the northeast, of many small and averages artisan companies, trades them and industrial.
The years passed and completed the elementary ones with master Giuseppe Pizzolitto that then will become Mayor of Portogruaro. After elementary we three greater siblings came gradually enrolled to the medium school (starter we trade them), Mario that was 5 years young than me, we began the first elementary one hardly. My father, in spite of the good will and physical preroom, was always to the search of a long-lasting job, but without result, he had himself unfortunately to be pleased of successive temporary and occasional occupations. He participated to the realization of the Mecchia Stage, Devout Oratory X, i cavalcaferrovia on the Portogruaro-Udine line and of the Oratory S. Giacomo.
But of job sure or indeterminato not to speak of and often between a job and the other months and months in state of unemployment passed. It went while outlining the alternative of the emigration in particular towards the South - America, but then, is for some bureaucratic difficulties that for the resistances of the familiar ones not if made some null. First that broke off the ice was the uncle Umberto, the young of the uncles males who I stew to work as they ages in counts of the leaves of tobacco for the monopoly and the finance, decided to immigrate to Turin, where it found endured a continuativa occupation.
Lino while, ended the third average, went to nearly make the garzone in the bakery of From Milanese Maria, earning null but it carried to house the bread for the family. Then it touched George who went to make the mechanical apprentice in a repair workshop car. What it earned was hardly enough to acquire the coverallses and the soap in order to wash them. Subsequently, it went to make the apprentice from Capesciotti hydraulic engineer. But also lì to work it meant to learn a trade, was not spoken not even, neither of wage, neither of social assurances. In those years, also for the too much laborious conditions of job and uneasiness of every kind, my father became ill itself of sciatica, he more did not succeed to be in feet and had continuous pains to the back.
After several medical visits to the Hospital of the Lido of Venice ingessarono the entire one busto, from also until the neck. The pains were attenuated but in those conditions it could not more work and it perceived alone the disease subsidy that then was paltry. It had to make something because the situation was being aggravated and was therefore that Linen caught up the uncle Umberto to Turin.
And also it arranged itself with a retribuito job and to indeterminato time, but sure moneies did not advance it to send to house, because to Turin the life was more beloved who to Portogruaro and the immigrant, lacking in the familiar umbrella had with the lean wage to buy all that that served for living. My third year to the medium school was disastrous because dates the familiar conditions I did not dare to ask my parents to buy the text books other supports you drained some to us. To june I came sent back in some matters to October, but with the departure of Lino for Turin, I replaced it in the From Milan Bakery and at least the bread for all still was assured.
To work in the bakery was a hard job, it was begun very soon to the mattino and it was ended towards the 14 of the afternoon. But beautiful community of job was one: From Milan the Ruggero old and the Rino son put into an oven the bread, Maximum ran with "the Bee" for the resales and community and Irma in the sale store. The Mir, a giant with 10 sons, was assigned to the pastes and to the lievitazione and it taught to me as alone us a quintal is loaded with flour on the shoulders.
Ernesto with its glad storielle of life, knew all on blots of it for the production of the several bread shapes (the triumph, the mantovane, the montasù, the spreaders, the rosettes, i grissini etc.) The company came trained from "sior" the Zani that the daughter of titular From Milanese Maria had married. But it was not ended, to the evening I attended the serale school to the institute Livio Sanudo, appealed to the mechanics to me and the technology but was carried out also of the practical activities on blots some operatrici, slight knowledge that subsequently me will be many profits. Some time I did not resist to the sleep, but I had always some companion of bench that to dozing off of the eyelids gave one to me elbowed.
But the time of the great choices came, my father was a po' better than health but than continuativo job not if of it it spoke not even, my brother Linen to Turin did not succeed to put via a money, George had become hydraulic Bravo but it came paid with some gratuity weekly magazine, I I carried to house the bread and little more, Mario attended the elementary school and my mother between attending to the house, preparing the lunch and to wash the coverallses from job did not have never sufficient time in order to make other jobs, but the season to the vivai.
After years fifty, siccome we were becomes to you all grandicelli and the house del Enrico grandfather more did not succeed to contain, left that house to us for an other room proposed gives it aunt to us Rosina to S. Giacomo, but also this was much grip, in six was lodges in one bedroom to you more an income corridor. From Turin Linen it made to know us that various from the Veneto there was job for all here, than many others veneti had chosen the road of immigration and that it would have been placed also for all we. Moreover, there were of our relatives who would have helped us. He was therefore that my taken father the train for Turin in order to go to see of person and to estimate the conditions of the great step.
And it was therefore that the 15 morning of January 1955 we embarked on a Leoncino OM all the masserizie, the furnitures and all which we had for one temporary feeding (potatoes, salumi, rice and paste etc). But my father who seated with the driver, we three with my mother, were hidden in means to the masserizie spread under the mattresses because he would have cost too much to go in train.
Then an automotive travel from Portogruaro to Turin was not comfortable com' is today. In the first place the freeway was constituted solo from some fragments, covered remaining was constituted from roads that all crossed the cities and the countries of Go them Po. In fact, we are you leave yourself to mattino the a lot soon and we are arrives you to the evening before imbrunire.
To every important city there were the stations of the custom office in which it had to denounce the transported goodses. In one of these the attache' to the control salted on the van to giving a glance "if all he were to place". Firm we under blankets, withholding the breath and much fear that discovered to us, but all he spun smooth. To Turin the relatives helped to find long house us run France in Leumann locality, my father found endured job in the building, Linen worked in the field of the decoration, George s' arranged to make the hydraulic engineer, while I, also having had the possibility to make the fornaio, had intestardito myself to wanting to make the mechanic and remained vacated temporary.
Mario went to school. But much time that anch' I was assumed like tornitore apprentice in the unit workshop of the Cartotecnica Bugnone, some week after, also my brother George followed to me. E' be a positive experience of job because we had to take part in all the fields of the factory, is for maintenance operations, it is for the realization of former machinery novo and in more we had to supply to the realization of the steel cylinders and branch for the press to rotocalco of the cardboard boxes them of the Motta panettone and for blots some to them who sealed vacuum packed the packages of the Lavazza coffee.
Nel.giro.di some year grew our working ability tant' is that from apprentices we obtained the specialization of tornitori. Beyond following the workshop jobs we had also to control the system for the vapor production, the boiler and the system of surge and distribution of the chemical products and coloring of all the plant. Activity that involved 3 turns of job. It is of fact that finally our family lì to Leumann knew the comfort: four wages that entered every month in the case of family.
My mother and my father did not lose time, as soon as constituted a sufficient one gruzzoletto they eyed a small earth plot of ground in a zone then deserted and they acquired it. After po' dettero a assignment to a geometrician to plan of a room and obtained of the licence from Common of Grugliasco the saturday and Sunday our family became a building enterprise, George supplied directly also to the hydraulic system and to that one of the heating and Linen s' she interested to all the jobs of tinteggiatura and decoration. While, Linen had found a beautiful girl, Mariangela and it wanted to marry it, it was therefore that the familiar enterprise resumptions to work the saturday and Sunday, and the house from a plan divenne one house to two plans.
Then also George knew a beautiful girl, Laura and she wanted to then marry it and to flank of the house to two plans, also with the aid of external workers, two apartments, one for George and an other for a successive future grew others wedding. In that nacquero house from Mariangela and Lino Mirella and Laura and George Sandro. In that period the time advanced me also to run in bicycle, sport that a hard and continuativo training (on for Giaveno demanded, Sacred of S. Michele and the Braida Hill, or on the other depositor towards Almese, Hill of the Lys and Goes them to them of Lanzo) for the participation to the contests, before in the category of the esordienti and then in that one of the students. Linen, was Bravo porter of the local soccer team, George went in arena and attended the school of boxe and Mario, had instead the passion for the ski.
In ritagli of time I learned the rudimenti of the electronics from the Course for correspondence of Elettra Radio. Me profit to the advent of the computer will return. I, every so often participated to the social encounter in parish, I was in one of those occasions that I knew Natalino Tessore, a sindacalista of the CISL, already miner in Val Pellice that came to speak to us about the associative requirement of the workers in order to defend the own rights better, also through the constitution of the Inner Commission on the job places.
The idea me seemed and me interesting ripromisi of being able to deepen it participating to a course of three-evenings in program. It was the beginning of along way not still concluded. The fact was that to a successive course of formation, I supported outside of uscio the my racing bicycle, fiammante new and to the escape I did not find again it more. My anger was a lot that I am decided to abandon the cycling and I began to interest me of mayoralty, also because I became account that in my company, with beyond 600 dependent, did not exist of it the mayoralty, of the Inner Commission and therefore it also had to make something in that direction.
Me confidai with some old of my unit, asking information on because never it had not been provided to the election of the Inner Commission. It came to me explained that it had been some attempt in the past but that the promotori had been immediately threaten to you or fires to you and in so far as some advised me to leave to lose. I went then to the CISL where confirmed me that my employer was absolutely contrary to the presence of the mayoralty in factory and that if were wanted to be reached the election of the Inner Commission it were necessary to assume all the indispensable cautions.
I put myself to carefully study the Working contract of the category and the Regulations for the institution and the operation of the Inner Commission. Subsequently, I began to constitute a group of young people, for more immigrates to you like me. We found after supper, in the center of premises CISL of Collegno, making attention that the shutters that gave on course France adequately were lowered. After approximately a month I was successful to put with a score of persons of which the half, a lot decided to go until in bottom, the others also available, were less determine to you. To the reunions he was present, sovente, also a civil employee of the Mayoralty that illustrated us the legal aspects and political of the operation that we meant to pursue, without moreover no excessive pressure. The decision had to be only ours, they thought next to gives to us to all the professional attendance.
Those days of the spring of ` the 58 the trade-union situation was much lively one to Turin, above all in sight of renews of the elections of Inner Commission to FIAT. The crash concerned between Carl Donat-Cattin Provincial Secretary of the CISL of Turin, spalleggiato from Giulio Shepherdesses General Secretary of the national CISL with a part of the mayoralty metal worker and mechanics who (of understanding with the Direction of Fiat represented then from Vittorio Valletta), meant to distribute and to post up an official notice that threatened of lay-off all those who was candidates in the lists of the CGIL.
According to the CISL of Turin and National that he was inammissibile, Fiat instead forced in order to make to pass this anti-communist threat and that determined a serious split in the FIM, the Mayoralty Metal worker and mechanics of the CISL and the expulsion, from the same mayoralty, of all those who had followed said address. To the Cartotecnica Bugnone instead the problematic one he was the much simplest one and the facts of FIAT appeared somewhat far, but the issue was the same one: the legittimità to constitute the own trade-union representations in company.
The list of the Candidates, the Electoral Committee and the Scrutatori were formed in great secret. Naturally the undersigned came designated like capolista. The Direction of the Company, as from Regulations it received formal demand of start of the procedure, reserving itself the Mayoralty to communicate in the previewed terms the lists of the names. As soon as receipt some the communication the Direction immediately convened the responsible of the Staff and the heads Unit, it immediately had to discover who were the promotori and to assume the decisions of the case.
Of our initiative not trapelarono name to you, all also those who directly were interpellati maintained more clearly riserbo. A week after, like from Regulations, the Mayoralty sended to the company the list of the candidates for the posting in the showcase and the start of the procedure for the election of the Inner Commission (between which it figured also my name obviously). In the same moment I was convened of urgency in Direction, I was alone but not sbigottito and not even sorry. In front of me the holder of the Company, the Comm. Aldo Bugnone, the Head of the Staff, other heads unit, members of the Direction and the Sen. Curti, not the Turinese deputy, but a emiliano Socialist to disowned me. In practical me churches to renounce itself to the candidacy, being made me to know that of it I would have had an adapted advantage.
Seen my firmness it was tried also with the threats dissuader me, but I was much calm one and decided to go until in bottom. Also the cited senator tried makes to understand me that that from intentata me it was not the just road, said that if were of the problems they could be advances you to the resolved direction and being of common agreement. They are not of agreement I said, I I do not have null to ask for me the direction, mean alone and simply to give voice to those who with me they work, to assure the respect of the laws and the working contract, in short to start through the institution of the Inner Commission a correct shape of business democracy.
The Knight understood that not was space for pasticciati compromises, greeted to me with customary the icy piemontese courtesy, but it was a salute that preannounced storm. Some day after, while it was in course the procedure for the election of the Inner Commission, the CISL received a letter from the Union Industrial of Turin informing the Mayoralty that near the Company Bugnone, own associate, would have been given run to the election of the Inner Commission but that the Sig. Geromin would have been depennato from the list of the candidates in how much in the meantime the Direction of the Bugnone had supplied to scorporare a company branch (the unit where worked Geromin) calling it CEOM Mechanical workshop and that in the same one could not have proceeded to the election in how much the number of the attache's was inferior to the 35 units, the indispensable minimal limit for the application of the agreement on the Inner Commission The model of participation was that one already experienced from Valletta to FIAT through the units confines that they served in order to isolate and then to fire the riottosi sindacalisti.
Useless to say that in the company the finimondo burst also because the Direction introduced a concurrent list to that one of the CISL, called "independent" and at the same time it was activated to make to underwrite the remaining dimissioni to candidates expressed from the CISL. On seven original candidates they remained some in single list three.
The vicissitude had wide echo on the press and in purpose it took part on the Gazette of the People with a hard judgment against the antitrade-union maneuver of the company, coadiuvata from the Union Industrial of Turin, the journalist Carl Donat-Cattin who will subsequently become Minister of the Job and father of the Charter of the Workers. It was proceeded to the elections in the terms and the result was that the list of the CISL with 3 candidates obtained 5 elect ones, that independent one between it employs and one to you between the laborers.
As he was expectable, some months after Geromin it will be fired without some justification and the provision could not be appealled in how much the new branch of company, therefore hastily constituted, had less than 35 dependent. I remained vacated for approximately a year, the national CISL made to take part in my comparisons the bottom confedera them against the antitrade-union reprisals and obtained the promise of one scholarship for the participation to the Center trade-union Studies CISL of Florence.
Having acquired to all the effects the qualification of specialized tornitore, was not difficult to be receipts in the greater companies and to carry out "capolavoro", like then was demanded to new evidence of the effective professionality. But although that, always, all it had gone for the best, the door richiudeva to you in face with the usual piemontese courtesy: the capolavoro it has gone well we will make to know our decisions them... The exception was manifested instead many later months to the Mechanical workshops Savigliano (PP.SS), where after "capolavoro" it was endured delivered the assumption letter to me.
But the case wanted that at the same time me letter from the Center reached one studies of Florence, as a result of a talk of selection carried out opportunely to one commission presided from the Prof. Roman Mario. The letter confirmed the acceptance of my demand for participation to the course and the confirmation of the allocation of the scholarship. Me it would be piaciuto to carry out my job to the Savigliano that was considered a prestige company, but I had hunger of new things: I chose the more difficult road that it will mark, subsequently, great part of my life.
To house mine was not convinced of my choices but they did not hinder to me. I participated to the course anniversary 1959/60 near the Center Studies of Via of the Piazzuola to Florence and still today, many things that learned here from insigni University university professors (Roman Mario, Sergio Zanninelli, Vincenzo Saba, Gino Giugni, Giacomo Corna Pilgrims, the siblings Scotti, Siro Lombardini, the pretore Pear, Guide Baglioni, Paul Sylos Labini, Funny, etc.) they helped to understand me and to orient to me still today on the prorompenti social and economic transformations in action and, help me to comprise the complexities of the life, not only that economic.
The matters were mainly those economic (political economy and political economic) and legal (straight roman, straight Anglo-Saxon, constitution, civil code, special book V of the job, laws on the job, the social security and the international right) but also sociology, industrial relations, modern history and all the slight knowledge on the origins, the characteristics and the development of the sindacalismo in Italy and the world and also the English language.
The group of the students was constituted from a some thirty of young people, many of which are still today engage in the mayoralty or the technical services collaterals to you. To this course of base of it they followed many other aimed to you on specific issues, a cultural baggage in a position to transforming a metalmezzadro in a trade-union operator. Returned from Florence, I made a rovente apprenticeship with the dispute of the Cotonifici Goes them Susa where I had the occasion to know the hardness and the settarismo of the young person the Faustus Bertinotti, but also a valid group of leaders of the Federtessili Turinese Cisl of all care like Sergio Favaro, Bruno Fantino, Michele Genisio and Devout Maria Ditches and of the responsibles of the Zones: Salvay to Pinerolo, Caresio to Rivarolo, Gallotti to Chieri, Dalloro to Ivrea and Barella to Susa.
Concluded that historical phase of the dispute I was person in charge to replace Aldo Stretcher in the Zonale direction of Goes them of Susa, a territory much extending from Avigliana to Bardonecchia, a truth with several industrial poles, beyond to the cotonifici, the automobile, chemistry, the siderurgia, the electronics, the metallurgy, the mechanics, the railway services, the Civil Service, the tourism with it lodges and the transfrontalieri seggiovie and workers. In those three years I put in work my acquaintances, instituted in the main factories of the giornaletti that they brought to light the main issues emerged in the encounter with the workers, I developed with to the category organizations the business dealing on the qualifications, the prizes of production and the issues of hygiene, emergency and health on the job places.
The organization in those years recorded one enrolled considerable development of. This organizational happening was closely legacy to a valid net of pictures, in particular to the Cotonifici Goes them Susa di S. Antonino, Borgone, Bussoleno and Susa, to Steel mills ASSA, Trafilerie IMP, the Workshops Moncenisio di Condove, the Magnadyne group and the Montecatini in the plants Duco and Nobel di Avigliana. Then there were the plants of the FIAT Ironworks always to Avigliana but they came managed directly from the Coordination of the group. Moreover, I was successful to realize one good organizational base near the seggiovie of Bardonecchia also thanks to one positive local collaboration with master Mario Corino.
To the beginning also in the winter period, I moved myself subsequently with one motion MV 125, with FIAT 500 giardinetta, when rincasavo, I found again the evening to Rivoli with a beautiful group of young people (Happy Bogliaccino, the theorist of the group and the sister Mariangela whom then Emilio Gabaglio will marry national president of the ACLI, Adrian Serafino, a technician of the Olivetti that will become Provincial secretary of the FIM, Beppe Viasco, Ercole Gianotti, famous brother of the managing one of the Pci, Gino Gallino that will become a leader of the ENAIP, Pinuccia Bertone that will become Turinese president of the ACLI, Lucio Baruzzo and Beppe Viasco), discussed about politics and social issues, later to giornalino (a Tamburino), ciclostillato from we, much bellicose one. At the same time, in Val di Susa, with to a group of Fiat workers, I constituted the Cooperative Transport Laborers, of which I came name president and that for several years it contrasted the esosità of the costs and disorganization of the service of transport of the pendular ones, in particular those of the Fiat plants of Avigliana.
The group de "the Tamburino" supported me in occasion of strikes and trade-union initiatives. Of norm, of good mattino, from hours 4 to the 5,30 my friends they participated to the volantinaggi and to stakes, then they went to work or to school, who could stopped itself also for the every day income until hours 8,30. The saturday and Sunday, when not there were particular engagements, were gone in mountain to scale the Rocciamelone, the Monviso or it arrived itself in Goes Tightened them until in France or on the Hill of Fenestrelle, but also on the White man, with to Pocapaglia with school Monzino the Cliff directed from I guide Rey, the scalatore of the K2.
From those mountains the valleys could be seen Po but also sure gashes of the French Delfinato, were of the indescrivibili shows for maestosità purity acclimatize them. I organized also beautiful gita to Montecarlo passing for With of Stretches and the Val Roya (of this fact can then be found of testimony in a my article published on Forces of the Job, the newspaper of the CISL of Turin).
It was a way in order to find moments of healthy divertimento after many hards work and disappointments of a engagement often not comprised from the same class laborer, constituted also from much people moderated, subordinated to a ruling class to the power sluice to every social progress. Other occasion of festivity was the gathering with Giulio Pastore, the founder and General Secretary of the CISL, to Lagos of Viverone. In that period the Confederation gave an effective support to the Union of Turin in order riequilibrar of the ostracism of Valletta and FIAT against our the limpid and brave actions in support of the autonomy and the trade-union freedom.
The amazing thing was that the CGIL and the Communists, are in the factories that in occasion of public reunions did not demonstrate to have understood or did not believe to the genuinità of our action. We were taken between two foreheads. We were not servants we shock of the Communists, as someone often painted to us, we were we engage to you against the anti-communist discrimination, but we considered the comunismo a eclisse tenebrous of the humanity. At the same time, we were not comprised, men that less, from the industrial and political ruling class, because they did not understand in order which reason we were harder and determines you of the Communists on the issues of the rights of the workers.
They succeeded in to second admit that there was a not communist mayoralty but, they, this mayoralty had to make, evidently or secretly, the interests of the masters. The political-trade-union line of Valletta was not arrested to cancels of FIAT, invaded every space of the civil life, controlled leaves and the institutions, penetrated in the ecclesiale world, also because then, often the parroci they were of the true communal collocatori. Without the recommendation of the parish priest other was not entered to FIAT neither in no important factory.
It goes from if that to the end, all went it is made to recommend from the red parish priest, white men and, catholic and atheists and one knows, that in kind the parroci they never did not say not to nobody. How could a priest straight deny to a father of family the sacrosanto to the job? It was therefore that Fiat and others important companies placed side by side to the recommendations of parroci a more scientific filter, fact in kind from former police officers or former policemen or quite using he arches you to it of the police headquarters. The black lists came calls "", list it of those persons who sure entrepreneurs thought that they did not figure between the dependent of the own company.
I personally do not have the tests, but sure my name probably figured between those lists, when, although the trusts posted up to cancel announced that mechanical laborers were attempted specialize to you, I but with a lot of professional certification I was not more successful to find a job, solo because I had constituted the Inner Commission to the Bugnone. Later, to Turin, on this matter the Magistracy will be expressed, inquiring on these and other facts and condemning not only FIAT and other entrepreneurs but also vary representatives of the institutions of the State that with costoro conspired.
The climate was much heavy one and the facts of Public square Charter of the ' 61 were an alarm bell of a serious dissatisfaction that could burst from a moment to the other and become uncontrollable for all Upon request of the Secretariat of the Metal worker and mechanics, I left the responsibility of the CISL of Goes them of Susa to Gianotti, a laborer of the Fiat Ironworks and I went to give strongly man to the guided Turinese FIM from Renato Davico, with to Franco Gheddo, Alberto Tridente and Emanuele Braghini.
Memory a manifestation of organized protest with to young people of the ACLI and the Catholic Action in occasion of the arrival of the coming from trains from the pilgrimages to Lourdes, organizes you from the Unitalsi and the capellani of the job to Fiat. It was of Sunday and to the Station of New Door all the staff directional of FIAT with Valletta in head, it attended the coming from special trains from France guides to you from Mons. Florit Cardinal of Florence. While a good disposition of FIAT was wanted to be demonstrated towards the initiatives of the Church, that day of festivity to FIAT was worked to the large one in spregio to the respect of the festive rest. From the trains they came down to migliaia becomes ill to it to you, with the attendance of the nurses and stretcher bearers and their familiar ones.
A cinquantina of supplied we of adapted propagandistico material, we informed all costoro of the grinding contradiction. The nervousness of Valletta was to stars. The Quaestor called immediately and sure he protested for the happened one that in the facts he ruined the festivity from they accurately prepared. I do not know what the two were said, I only know that nel.giro.di some minute the police took part and carried all the activists engages to you in the volantinaggio in Police headquarters for the identification, even if, after the acknowledgment, were immediately all rilasciati because they were not making null badly. In this way they ruined our controfesta.
With the dead women of Valletta and the assumption of the maximum responsibility to Fiat of the Avv. Gianni Agnelli something changed, in the style, the availability to discuss but she did not change the substance of a power that she did not accept of being put in argument. FIM CISL, after the division of the ' 58, had always difficult relationships much with the FIAT Direction that caught up the apex with the lay-off of a group of our activists, between which: Tonino Chiriotti of the RIV of Villar Perosa, of Arming Picchiolutto with the SPA and Giannarelli of DARES Opening.
The objective of the FIAT Direction was that one to more demolish our vigorous organizational action and of proselytism, hitting the nucleus of our best ones and meant representatives to you. Around they it released a great mobilitation of solidarity, for weeks "stretches to them of the freedom" came hoisted in front of the Prefettura of Turin in Public square Castle and on along Opening and was declared the unitary general strike with a great manifestation in Saint Public square Carl, to which National President of the ACLI participated also to Livio Labor.
These initiatives, isolated and before minority gradually contributed to move the conscience and the sense of solidarity of the workers and also the Turinese Church, through its new Bishop (Travelling father) were pronounced clearly in way on the trade-union freedom. He was the same bishop who to the dead women of Vittorio Valletta thought not to have to celebrate he the funerals, like formally demanded from FIAT, but to entrust instead the celebration of the funeral ritual the responsible of the competence parish.
A sign was also this that the times were evolvendosi towards one greater attention to the social truth. In that period then the President of the Republic Giuseppe Saragat came in official visit to FIAT and we asked with the CGIL for being receipts in order to illustrate our point of view on the labor relations to FIAT. He seemed by now that the demand had been cestinata when instead, nel.primo afternoon of the saturday, I came informed that to 17 hours the Saragat President would have receipts to us in Prefettura. I tried to the CGIL and also they had been as soon as she informs you of the convocazione, delegating in purpose Sergio Garavini.
He is of fact that I made time to put dressing for the occasion, while Garavini arrived to the last minute with the pants and the shoes become muddied to you because it was in campaign. In the substance but the encounter with the President of the Republic he was corrected and he demonstrated a its sincere interest on the situation of the labor relations to FIAT. Other event of relief was the visit of the President of USSR N. V. Podgornyj to FIAT in occasion of the realization, from part of the same one, the automotive plant to Togliattigrad. In that occasion Fiat hoisted the red flags with the scythe and the hammer on all the incomes of the plants and I saw many personally managing trade-union Communists to cry of joy for such fact, but ended the festivity, the relationships with FIAT, in the substance they did not change.
My task to the FIM of Turin was in the department of the FIAT plants, in tightened contact with our elect representatives in the Inner Commission and activists of unit. We had a discreet group of qualified and brave trade-union delegates much (Mario Gheddo, Sergio Pen, Spiccia Lion, Beppe Cervetto, Michele Concas, Michele Revelli, Giuseppe Cassette, Amodeo, Giabardo, Amadori, Domenico Pocapaglia, Pylon, Carrisi and many others...), but it was like remare against wind, what we constructed, Fiat directly or with the competition of others (in particular that group that had been expelled from the CISL and had constituted the business mayoralty), like Penelope unravelled it. Adrian Serafino arrived also after a experience of job like expert to the Olivetti di Ivrea, he more directly coordinated Mirafiori, I it plants in Barrier of Milan and Long Opening. Then Frank Aloia, a technician of the Singer arrived also.
But when there was need of a common action us muoveva with in full collaboration. Memory that as FIM we were first to organize the stopped ones to the lastroferratura and the assembly lines. The job then was massacring and many ce did not make to maintain it to the rhythm tax from the chain. There was also an excessive rigor of FIAT regarding the absences for disease. When a worker made too many absences, even if justified, he was rerun to the lay-off. In that period it touched me to start the legal controversy with the FIAT direction or near the Office of the Job.
For such job I have had of the qualified masters which Raffaele Bussolino, Giacomo Bardesono and Vera Nocentini. Mine controparte was in that period Dr. Ettore Amerio, that then she will be seized in ` the 73 from the BR. It made its trade but she was not considered from me between gets worse, with he there was a correct relationship and a rispettoso dialogue. FIAT had a trade-union office a lot very organized, directed then from the Avv. George Garino and from its vice ones avv. Vittonato, then Amerio, and subsequently the siblings Paul and Cesar Annibaldi.
For we sindacalisti ruspanti, a dispute against a lay-off to FIAT constituted an important test bench. Before the encounter all was prepared the documentation demanded from the case, the jurisprudence, the tests and the testimonies to support of the assisted worker. In that period but, also when the reason was from our part to 100%, neither the Office of the Job, neither the Magistracy dared to give twisted to FIAT and to the end, you feel the interested ones, the only possibility granted was that one of a mere understanding on the monetary value of the ndemnity that went to transare the dispute. The things will only change after the Charter of the workers.
The Turinese CISL developed one initiative of trade-union formation strongly, personally still young I participated more times to the course that came realize you to the Castle of Miradolo in the pinerolese and to the national fields school of Ortisei, in Abbey Goes them of Aosta and in the Val. There was also a terrible fact in one of those occasions. One of the boys who I sended to Ortisei, during a excursion in mountain, fell and died on the blow. They telephoned immediately to the Parish priest of Leumann in order to inform the familiar ones. Touch just to me to load in machine the parents with the Martini young person and to carry them in car until to Ortisei.
To they they said that he was seriously the wounded, then arrives knew to you worse. It was a fact that left one indelebile trace in my memories. Turin from the trade-union point of view was considered the vanguard, an important laboratory of international trade-union experiences to all field also. Memory that I participated to several trade-union encounter in France hosts to me of the CFDT, to a unitary trade-union mission in the Germany of the EAST, to Berlin and Karl Marx Stadt, therefore then called Chemnitz, and in the Western Germany to Wolfsburg in visit to the Wolfsvagen plants, but also in Hungary to Budapest, some years after the revolt of the 56, to the Steel mills in the Danube island of Csepel thanks to confidential relationships with catholic atmospheres and critical trade-union fringes with the regimen.
Finally, the realization to Turin of the first world-wide Conference of the workers of the Automobile presided from the siblings Walter and Victor Reuther, two prestigious leaders of the UAW (United American Workers) American. While to Turin it had succeeded in to give man strongly also to Cesar Delpiano, carrying a baggage of experience and professionality of high profile. In the ' 68 he explodes to Paris and to Nanterre the French May and also to Turin the university students begin make themselves to see to the incomes of the Fiat plants.
Theirs were still a generic message, plus politician, we instead had affinato our initiative on the concrete problems of the factory, not only the job and the moneies but also the health and the emergency on the workplaces. We were but attention to the student phenomenon and since the first occupations we were present to their assemblies of Palace Bell. Also with FIOM CGIL the climate had become more collaborativo above all for intelligence and the unitary availability of the new responsible Sergio Musso.
To Turin I have had the opportunity to grow, it has been a hard school, it is for the strong competition of the trade-union system (in CGIL was Tawny Fernex, Sergio Garavini, Emilio Fist, Bepi Muraro and Tino Peace and to the UIL Perrone, but it had to be made the accounts also with the business Mayoralty of FIAT, first LLD, then SIDA), is in order to have to that making with adversaries sproporzionati regarding our forces (the Direction of the Industrial AMMA and of the directed Union from Dr. Baro it numbered one staff of lawyers and technicians of all respect).
In that period I had the fortune to participate to all the FIAT negotiations, is those premises that of group. Normally we were coadiuvati also from the National Secretariat, from Luigi Macario, G.B. Cavazzuti and Pierre Carniti, but the secretariat of the FIM of Turin of which I made part, always participated to you also in is made contractual more delicate. E' lì that I learned must the interpretation of the norms for the application of the contract and the interconfederali agreements, but also the techniques of the negotiation.
We were like cats that had themselves to be scrambled up on the glasses, but these difficulties have not induced to us to a review of our line, that one that proposed a mayoralty democratic, independent from are left and independent from the masters, indeed, to Turin we were points of reference for many other trade-union truths with which we often came in contact. Memory in purpose the continuous exchange of experiences with the FIM-CISL Bresciana directed from Castrezzati Franc or that one of Genovese di Lastrego.
In the CISL of Turin while important changes had happened. Carl Donat Cattin had introduced candidate to the political of the ' 56 for the left DC and elect and was endured replaced in the direction of the CISL from Carl Borra of the RIV of Villar Perosa and subsequently from Michele Genisio. Anch' I came elect in the General Council of the Union with to Renato Davico, Cesar Delpiano, Franc Gheddo and Alberto Tridente. We had found one strongly cohesion and we succeeded to having a role in all the Turinese CISL. It was in that period that I had occasion to participate, in quality of reporter, to a cycle of formation to Cison di Valmarino, demanded of Bentivogli Franco that then was responsible of the Metal worker and mechanics of the Triveneto.
The occasion determined in me a strong moment of reflection, was like the callback of the forest, riscoprii a lifestyle more open, less formal, where the sense of the solidarity and the availability to work for the organization was concrete. I asked myself if never you had been able to use my acquired acquaintances and professionalities to the school of Florence and.....a that one of Turin for my people veneta. The climate that to those times vigeva to Turin and in particular to FIAT was much heavy one and often poisoned the same social relationships and of it they made expenses in particular the meridionals (looks at in purpose television transmission RAI of Falivena).
Not only not affittava to the meridionals, as they said the trusts hung to the portoni of the stable ones, but a sindacalista had large difficulties to being received in house of an activist who resided in one of the FIAT houses, in how much the door-keeper had the order to signal the fact to the business Direction and would have endured received the reproach from its head of the staff. And then all the encounter were right circospetti, were least those activists who distributed the inserts in front of the incomes of the FIAT plants. Only the members of the Inner Commission were in some way protected.
This job had daily to be made from we "civil employees". The fact had a positività element because at the same time a relationship directed with the people was constructed that it represents to you, but is also true that was consumed precious time because nearly the entire day of our job was engaged in the action of propaganda in front of the FIAT incomes: from the 5,15 of the mattino until the 6,30 for the first turn and the escape of the nocturnal turn, from hours 7,15 to the 8 for the income of the every day one of the laborers, from the 8,30 to the 9 for the income early riser of it employs to you, from the 13,15 to the 14,30 for the income of according to turn and the escape of the first one, from hours 17 to the 17,30 for the escape of every day the laborers and from the 18 to the 18,30 for the escape of employs to you and from the 21,15 to the 22,30 for the income of the turn of night and the escape of according to turn.
All that for beyond a hundred of incomes distributed in several the plants of the Fiat group to Turin. But to the action of propaganda it followed the other part of job of document elaboration, trade-union platforms, of relationships with the press, attendance to the problems characterizes them places from the workers, in office in Alloy or Via Barbaroux for all organizational other asset and of proselytism, vertenziali, ivi comprised encounter, assemblies, comizi, activity of formation, realization of the newspaper "the Alloy" and of the notiziari, etc.
In the ' 68, Sergio Bicego then secretary of Metal worker and mechanics CISL to Marghera, replaced the on. Nerino Cavallari to the guide of the CISL Veneziana. It was the period of the battle for the autonomy and the incompatibilità between trade-union assignments and of left to the inside of the CISL. Bicego gained that crash in the comparisons of the "compatibilisti" with to the categories of the industry. In that moment not being to you an adequate candidacy for its substitution in the direction of the mayoralty metal worker and mechanics, Bicego addressed to Luigi Macario, then general secretary of the FIM, because provedesse with regard to and was therefore that it came to me proposed the transfer to Marghera Port, proposal that I accepted gladly also because by now to good Turin lever of and valorosi trade-union pictures was growing one.
I arrived to Portomarghera for the definition of all the aspects of my transfer in one foggy day of December of which memory still today three things: - before it has been cordial the frank acceptance and of the Directive one of the FIM; - the second one is that in all the area of Marghera reigned one smells insopportabile of sulphur dioxide and other poisons and I asked myself as never that came accepted with fatalism from the mayoralty; - the third é that Bicego me churches to accompany it to Venice (passing for a Public square nearly desert of tourists and wrapped S. Mark from a light nebbiolina that of it increased the fascination and the magic), to make the auguries of Good NATO them the Prefetto, while I to Turin had as soon as protested and erected under the Prefettura he stretches it of the Freedom.
The veneti in fact in those years, the other Italian workers fought like all, but sovente to passing of an authority, they removed the hat in sign of deference. To Venice the signs of the recent alluvium of 6 November ' 66 were still obvious. I had had occasion to visit of person that ecological disaster in company of my father during one of the numerous visits that every so often we made to the relatives in our earth of origin.
From Portegrandi towards Jesolo an extended one of water could be intravvedere only enormous that submergeeed the fields cultivates to you and here and here isolated houses in the dead water and animals. He was concrete the extreme weakness of Venice and the enormità of the efforts in order to face sure exceptional atmospheric events. Also in the Mayoralty ferveva the debate for a special law of support but above all like defending and safeguarding the city, arresting some the economic decline and starting the reconversion of Marghera Port. After the Epifania of the 69 I moved myself to Mestre, I came elect Provincial secretary of the FIM and also for objective reasons, but above all for my sensibility and acquired experience to Turin, contributed, creed positively to characterize the trade-union initiative on the issues of the job and the health.
To the Shipyard Breda, the CNOMV of the Arsenal and in the yards Toffolo and Lucchese the activity of welding and the adaptation of sheets involved the deafness and the silicosi, while in other companies the issue of the safeguard of the workplaces (SAVA of Marghera and Fusina was priority, MONTEDISON INA and SAMIM). But also to the Sava the job conditions were a lot degraded and that one to stimulate one various and more careful conscience of the workers on the problem of the health was not only a problem of the masters but also on the job places.
Memory that to the workers whom they accepted to go to carry out jobs of pulizia of the autoclavi or of the furnaces came they assured like incentive a fiasco of wine that it had the drug function, like to the soldiers of Caporetto that before the onslaught came they given the bottiglietta of grappa. In the first assemblies in factory I already raised the problem of the protection of the health and then also all the vertenziale formulation was riqualificata in such sense.
Various instead the initiative near the many enterprises metal worker and mechanics (the FOCHI, the Sartori, the Tubital, Belelli...) that chemistries for the activities of maintenance operated to the inside of the factories and pulizia, the workers of the contract enterprises were consider the last ones you, in fact they were assigned to the dirtier jobs and dangerous and they could not not enter, like all the others, in the showers, in the dressing rooms or the caterings but they had to consume the lunch of the noon between a tangle of tubes or in the rubbish dumps. In other companies we faced the issue of the trade-union democracy and the right of assembly in factory (to the Italsider, to Alloys To read, to the Junghans of the Giudecca) that contribuiranno, with to many other fights, to the affirmation to legislative level, of the Charter of the Workers. But also here, on one side there was a problem of democracy to rivendicare to the employers, from the other was from ribaltare a custom where often the Secretariat of the Inner Commission that constituted a filter of being able real, was traditionally appanage of the single representatives of the CGIL.
It was rising of "red barony" that after arguments only ignited were gradually review in terms of spin between the various labor organizations. In those years the veneziani metal worker and mechanics reconquered also the right of the workers to manifest in Saint Public square Mark. The prohibition vigeva from the years immediately after the Liberation, when a meeting of De Gasperi hardly was contested from the Communists. We, without authorization of the Prefetto, assumed the responsibility to manifest in the Saint Public square Mark, occasion of strike and the great manifstazione indetta from CGIL, CISL, 21 UIL February ` 73 for the occupation and the health in the factories, guaranteeing the control of the events with a our service of order and hoisting, on the device in front of the Basilica, the flag of the FLM (the unitary Federation of the Working Metal worker and mechanics).
Subsequently to that fact also Bruno Storti, Luciano Lama, Pierre Carniti and BrunoTrentin could often carry out their comizi in the beautifulst public square of the world. In that period a true one was growing wants of trade-union unit between the working metal worker and mechanics, with to Giuliano Ghisini secretary of the FIOM and Mario Belluz secretary of the UILM we realized important experiences, but in the other trade-union categories vigeva still the settarismo and the unbridled concorrenzialità more.
The veneziana CGIL then was directed from Umberto Conte, one charismatic figure of the sindacalismo Veneto. In the UIL primeggiava Giuseppe Visentin. In years ` 70, Portomarghera was like a hot pot and the secretariats of the CGIL, faticavano CISL and UIL to manage the new one that went developing itself in the factories and the interaziendali assemblies. Nearly all the assemblies in that period were carried out in center CISL of Via Siblings the Flag, because nearest the main workplaces.
They were participated assemblies a lot and often all the taken part ones did not succeed to also enter in the great hall. Me memory an evening that for a violent argument with hundred of workers, Bepi Visentin had a faint and came carried outside to arms taking a po' of air. The determining element of the trade-union force of that period was sure the engagement of the three labor organizations of the metal worker and mechanics for the construction of the trade-union unit.
This strongly supported plan from the FIM was not come true above all for the callbacks to the order of the CGIL in the comparisons of the FIOM. Memory that the FIM to all the levels, also in order to verify the availability in such sense of the travel companions, decided to realize in all the structures the issolution conferences, with the clause that such decision would have become if all operating and the three organizations had assumed the same common decision.
We realized the Conference of issolution of the FIM veneziana near the social center of Mogliano, than concluded unanimously for the unitary choice with the adhesion of all the delegates (between which Asteo Zanardi (from all considered the spiritual father of the Fim and will become president regional of Probiviri CISL) and Arming Lazzari with the Samim, Luigi Lamon (that it will become secretary of the Filca), Small Carl De (still today engaged in social) and the Montefusco Angel of the Italsider (that will become secretary of pensions), Gian to you Sartori Maria (then passed away prematurely), Giovanni Finco (that will become secretary of the FIM of Venice), Tawny Shoe (that will be the architect School of Malborghetto) and Piero Hill of the SAVA, Dino Rasera (than will replace to me in the secretariat of the FIM and that one of the CISL), Gilberto Bellò (than after the experience in the secretariat of the CISL it will become the responsible of the department you transport regional), Vittorio Salvadego of the LLL, Luigino Marchesin (that it will become secretary of the SICET), Paolo Baretta (that will become secretary national of the FIM and member of the Secretariat confedera them of the CISL) and Duso Toni, always of Alloys To read, Nebridio Massaro of KNOWS to ME (that after a experience in regional secretariat CISL will be president of the IAL Veneto), Gino Manente, Rizzieri Cazzaro, Bonanno Pino, Salviato, Giuseppe Pettenello, Michieletto, the siblings Pistolato and Gianelle all of the Shipyards Breda, Paolo Forner of Montedison INA (that it will become secretary of the grocers), Riccardo Povoli of the Galileo, Fantuzzo Toni of the Junghans, Renato Fiorese of the CNOMV, Gianni Bortoletto and Georgio Bezzi of the Enterprises (that will become member of the regional secretariat of the CISL), and many others.
The event created also moments of tension to the inside of the CISL, but as we previewed, the CGIL intimò to the FIOM not to reach such decisions and the same Trentin aligned itself to the directives of the parent company. Between a strike and the other in the ' 73 anchi' or I knew a beautiful and good girl of Paola name and we decided to marry itself and to put on family and after Gioia and Simona nacque Luca, at the same time, the same one happened to my Mario brother that knew Linen and they were married and then Fernando arrived.
To the inside of the CISL, while, a more and more wide alignment was pronounced to favor of the autonomy and of the trade-union unit, beyond to the mechanics, the chemical ones, the grocers, you weave them and it leave of the Civil Service and the health. It was therefore that to the conference of the CISL in ` the 74 tenutosi to Scheriman palace of Venice, the outgoing Secretariat of Bicego did not obtain more the majority of the delegates of the Conference.
From already endured I came proposed from the categories in the Secretariat of the CISL Veneziana presided from Bicego, but he was obvious to all by now that Bicego did not have more the government of the organization and was arrived to the Commissariamento. It was not in our intentions (I refer in particular to the two main categories of the Metal worker and mechanics and the Chemical ones) to arrive to the substitution of Bicego, we only wanted that it was more open and available to work with to our categories and the newborn group of young activists.
But he and in particular Agnolin and Piasentini were demonstrated too much rigid and unavoidablly carried to the crisis the hardly elect Secretariat. After a reunion of clarification to Rome, the parts in game to the various levels of the organization took action of the determined situation and it was convene to start the procedure of the Commissariamento. Luigi Macario then added General Secretary of the CISL came name Commissioner and I divenni its substitute on the field.
The commissariale management lasted approximately a year and in the ' 76 it came convened the Extraordinary Conference to Ca' Giustinian that decreed the reaffirmation of the new managing group and I came elect General Secretary of the CISL Veneziana. In the FIM Dino Rasera replaced me, sindacalista of great human thickness. In this new context, my action of direction of the veneziana CISL taken advantage of the collaboration of a representative secretariat of all the veneziana CISL (Mario Falchi of the labourers, Dino Lazzarotto of weaves them, Flavio Grubissa of the marine ones, Dino Rasera of the metal worker and mechanics, Vittorino Boso of the grocers and Luigi Ruggiu, university professor and then Preside of the Faculty of Philosophy to the University of Venice).
It was stretched to make clarity on some priorities: - the trade-union unit; - the qualification of the veneziana economy; - the fight to the terrorism. The trade-union unit between the CGIL, the CISL and the UIL was not an easy distance, every decision was fruit of interminable arguments between of we on all the great options.
The issue that took care to me was the continuous attempt of the Communist Party, then much fort to Venice, to interfere in the trade-union activity and to instrumentalize of the action and the conduction, interfering on the more important decisions, ivi comprised the choice of the candidates in the elections of the Inner Commission before and the delegates then. But the truth of the veneziana CGIL fortunately was not homogenous, beside men who privileged a relationship tightened with the party, was also sindacalisti like Ghisini, Renesto or Formenti that also being enrolled the Pci, to the PSIUP or the PSI supported with coherence the role of the autonomy and the trade-union unit enough. Also in chemical the situation it was much articulating and it concurred a dialectic relationship balanced enough.
In this picture a role much debatable one came carried out from Cesco Chinello in the within of the interpretation and the cultural rivisitazione of the facts of report, the trade-union fights and their protagonists. Reading its books it seems that all how much and happened to Marghera was operates its and of its party, for he a Factory council was a Soviet and one manifestation in front of the Association Industrial the taken one of the Palace of Winter to Pietroburgo.
To these dangers we strongly answered with one organizational presence on all the places of job, with a constant inner debate in the organisms of the FIM before and then of the CISL and above all with an action of trade-union formation to all the levels. In the FIM and the Federchimici regularly every month they came re-united the provincial directed ones to you and already lasted the entire day. It was an organizational occasion on the several issues to face. This our ability to government of the organization has been of stimulus and example to all the other categories of the Union.
The data centers them was that one to favor dialectic and the participation of the workers to the decisions to assume. The CISL gradually abandoned its traditional positioning of brake to the fight initiatives, engaging itself instead on a greater qualification of the trade-union line, on the contractual contents and in particular on the great issues of the compatible development, on the issues acclimatizes them and of the emergency of the job, all experiences that gradually carried ud one our vision of the overcoming of the old mechanism of development of Marghera for proporne one founded on one new compatibility, careful also to the safeguard of Venice and its artistic historical value.
But this new formulation of the trade-union line demanded a deepened dissodamento of the great issues connected to the job, the development and the relationship factory and civil society. E' therefore be necessary a great formative action, not only near the Center Studies of Florence and the Field School of Val Abbey but also to Cison di Valmarino, to Crespano on the Grappa, Malborghetto but also in Slovenia, where programmed sessions of study with the presence of national leaders and university teacher came. Also we tried here to innovate the techniques of the formation, through the refusal of the indoctrination and the assumption of interactive techniques with the involvement of the students in small work groups in which the slight knowledge of the teacher the real issues of the factory life and the social tensions of the moment were confronted with.
Other aspect of innovation has been the techniques that today we would define multimediali of the communication, is in the comparisons of the press and of the television, it is in the relationships with the workers (role of the zone and factory assemblies) and the citizenship in occasion of the great cortei and manifestations.
Often I came called in several national localities venete and which reporter to the comizi in occasions of strikes or manifestations or like the recurrence of 1° the May (to Trieste, Pordenone, Cervignano, Bologna, Palermo, Ragusa, Ferrara, Piombino, Pontedera, Ravenna, Milan, Naples, Latin, etc), but the manifestation that memory more é 1° the unitary May in 1975 to Gorizia in Public square of the Victoria upon request of Padovan then secretary of premises CISL isontina, with the announced presence of Italian, Slovenian and Croatian delegations.
The automotive corteo left from Monfalcone and it was combined with the other delegations to Station FS of Gorizia. The corteo crossed the center of the city towards the great Public square of the Victoria, but with our great surprise, in the alive city spirit was not looked at, all the exercises publics was sprangati. Evidently the tension and memory foibe of the Cold War were still too much alive in order to collect an unit message and of pacification like our manifestation ingenuously it was proposed. After the meeting, we went to lunch and was occasion of one strongly argument in purpose between me and the organizers
With Neno Coldagelli and Luigi Covolo of the CGIL and Mario Belluz in the UIL it was possible to realize the unitary Center on the cavalcavia of Mestre that came inaugurated with the presence of Ruggero Ravenna of the national UIL, one chosen that still today I consider positive but that came instead badly digested to level of the regional CISL (Hounds) and national (Storti).
The unitary Center will become a true laboratory social, lì the Mayoralty of Police and the coordination of the Financial police are been born also. Memory that a day of the financiers came to tell a fact to me that it is indicative of the situations of being able of those years: some financiers were resolutions to characterize near a bank of the Liechtenstein a consisting flow of money in entrance and escape that rampante local politician of the time made head to a powerful young person and.
They made military a detailed relation instead the advanced ones and that to pursue the interested one he provided himself to transfer two one in Sicily and the other in Sardinia. The problem not resolved of that historical period and the tensions that churned it, is: until where the unitary trade-union conduct has had the control of the initiative and in that measure instead the action of groups Flankers of the Pci or frange that they escaped it of hand, costituissero, aware or less the land than cultivation of those radicalisms trade-union and political sfociato then also in the terrorism.
True E' that the Pci, the CGIL of Luciano Lama and all the trade-union movement, have been an important element of the defeat of the BR and the terrorism, but after the killing of I only guide Red, communist laborer of the Italsider of 24 happened Genoa January ` 79.
Before such fact, to shoot in the legs or to kill a business leader, a journalist or a magistrate still was not considered in sure sure atmospheres or same assemblies of factory a crime to condemn and to pursue without if... and without but..... There is who teorizza still today on the validity of the engagement for the trade-union unit in those fire years, there is who asserts that it would have been better, like some have made, to abandon the field and to be based along the river to wait for the events.
We instead have chosen to fight in that context therefore complex and difficult without to renounce to our ideas but indeed finding also many proseliti between the travel companions. But at the same time, an other issue went taking part of my energies, rather than to chase Cesco Chinello in its delirium on the "capitalistico design and the antagonist action of the class laborer", I thought that it had to innovate the general context of politics of development to Venice, heading at the objective reasons that determined the crisis in sure industrial fields and the harbour activity and above all had to find one various compatibility between Venice and the development of chemistry.
The occasion of putting to point of this proposal was in the February of ` the 79 the famous Fat convention of Palace, whose actions came collected in the published book from Marsilio "the Venice problem, beyond the special law for a various development". With that convention the CISL Veneziana divenne protagonist of a various way to resolve the business crises and was recorded also meant turns out to you to you: task to the requalification of the Breda Yard in opened controversy with the FIOM and Chinello, contrarys initially to one its modern restructure, task programmed R-alla.chiusura of the Sava Alumina and to the realization of Metallotecnica experience, R-alla.chiusura of the INA Montedison and to the realization of the new systems of aluminum production to Fusina, discussed to level of Government before with Bisaglia and Ferrari Aggradi, then with Donat-Cattin and Cefis to Rome and Milan.
Task to I throw again of the Sea and air ones and the SAMIM, to the large issue of the search of one via of escape to the crisis of the Port of Venice, ballasted from the provincialismo and the obsolescence of Harbour Working inner the red baronies to the Company that with the monopoly of the labor reservoir constituted one of the deeper causes of the crisis of the veneziano port of call.
The problem instead sul which we did not obtain meant to you turns out to you, although our great trade-union political engagement, was sulla crisis della POPE of S. Donà di Piave that hardly engaged perspective the FILCA then directed from Luciano Father and sulle of chemical requalification della, where although the fort engagement of Giampietro
D'Errico, Bruno Liviero, Ferruccio Brugnaro, Gianni Moriani, the Fausto Camuccio, Angiolo Francini, Vito De Bortoli, Oraldo De Toni and Bianco man still today drags nei problems always.
The terrorism while radicalized ulteriorly its crash with the State and its symbols, after the rapimenti and the gambizzazioni were passed to the murder of judges, industrial and political managing journalists arriving then to the rapimento of Aldo Moor and the killing of its supply and subsequently to the murder of the same president of the DC operated from 9 the Red Brigades May 1978. After a phase of indecisione, all the mayoralty by now was the true social shield against the terrorism.
Memory that hardly reached the news via radio of the rapimento of Aldo Moor, spontaneously from all the factories exited cortei of manifesting that they met in one great manifestation of protest to Mestre. The same thing happened when it came found again the body of Moor in Via Caetani.
Also to Venice with the killing of Gori, Albanian and of Taliercio the situation had become of extreme drammaticità, like not remembering also the constant climate of fear and threats to many our operating activists in the factories between which Vito De Bortoli and Angiolo Francini to the Petrochemical one of Marghera Port.
Memory that in the spring of the 80 came to find for an interview the journalist to me of the Courier of the Evening Walter Tobagi, I went to capture it to the Station of Mestre and wanted to come in our center on the Cavalcavia where it could perhaps dip in the climate of those days and possession also some answers to its because on the development of the trade-union fights and the roots of the terrorism.
The interview came published on the Courier of the Evening and subsequently with to others in its book "What they count the mayoralties" published from Rizzoli, and published after its murder at the hands of 28 the Red Brigades May 1980 to Milan. The problem was that one not to have fear and not to lose the head, often came cited from the inserts of the BR and for precaution we modified the timetable continuously and the way of the distances from house to the job and between sindaaclisti worked a classified informative net for monitorare, in real time, all which happened.
It seemed that the State ce did not make it more to resist the crash with the BR and that from a moment to the other its yield to the terrorism could be determined. If part from this difficult truth is not succeeded to understand and to justify the "line of the firmness" assumed from the Mayoralty and the political forces democratics in occasion of the rapimento of Aldo Moor.
Then the terrorism the CISL with the attack and the wounding of Gino the 4 Giugni 83 june ` and the killing of EzioTarantelli 27 March 1985 taken of sight, two eminent university and teaching university professors to the Center studies CISL of Florence and estimates advisers to you of our organization. On an other terroristic depositor happened also the attack to Pope John Paul II in May 1981.
Memory in purpose that was one long argument with the CGIL approximately a unitary insert of sentence against such attack. They were restii, asserting that such fact did not regard the mayoralty, we supported that the terrorism had to be condemned in whichever atmosphere had been manifested. We threatened to exit independently alone with an insert in the factories only signed from the CISL, to the end the CGIL was convinced of the goodness of our formulation and came agreed and diffused in all the factories of Marghera Port a communicated fort of sentence against the attack to Polish Pope Karol Voityla. But the efferatezza of the BR was also the cause of their defeat.
All the civil society, the mayoralty, the Church and the organs of the State knit in an only forehead against the terrorism and the isolation determined the definitive political and moral crisis of the BR. But it goes said that the terrorism forced the mayoralty to in so far as ergere a wall against the sight terrorism losing its true trade, the interview collection from Walter Tobagi and that it came published before on the Courier of the Evening and then on the cited book is a testimony that I mean riproporre to conclusion of this historical reflection.
For the truth, Tobagi says, to outside of every outline of party, deep self-criticisms has been manifested also to the inside of the mayoralty, above all in wraps of the upper-middle leaders. A case for all: Tawny Geromin, secretary CISL of Venice. "It must exit from the common places", supports. "the occupation is not saved reducing the productivity. And the productivity with the hard work does not have to be not even always confused ". It cites the example of the Breda, than to Marghera Port it constructs to gasiere for the Soviet Union: "Before a welding was made by hand, now a laborer controls eight blots of it welders".
And the occupation? "it is defended with the development, not exasperating the defense of the old systems. The dependent of the Breda are increase to you in these years. If we had not guaranteed the technological and productive improvements, now we would find ourselves in the disastrous conditions of the yards of Palermo and Taranto ". And still: "it can be understood that in sure fields of base a subsidized industry exists, but is a madness to think that all the companies go in loss".
It does not neglect not even the unemployment compensation: "Not there would be much double quantity job if easy unemployment compensation were not one therefore. And in this way job to the young people is removed ". The unemployment compensation would have to help to reconvert and to riqualificare the laborers, but if this is not made "uses an old system, charitable, borbonico, in order to face problems that are of one modern industrial society. It cannot be expected that the laborers are know to you and of it they are not useful in order to make according to job ".
The moral of Geromin is unattackable: "It must be clear, otherwise people do not understand to us and she does not believe to us". And nell' "to be clear" the self-criticism, the admission re-enters della deeper reason than crisis and weakness del mayoralty alla fine degli years seventy: "the mayoralty resists in the large factories, but outside of lì nothing does not control. Along the road for Padova there is a continuous chain of factories: shoes, woven, lampadari, glance at them.
They make competition the Japanese. E' the reign of the moonlighting. Sure, it would be absurd to expect that the occhialeria with fifty laborers puts on the catering like the Montedison. But the mayoralty cannot star firm. If we want to establish a contact also with those workers, we must preoccuparci make the social caterings, centers interaziendali. Concrete things, not only words ".
The frank Geromin foretells the end of the "mayoralty image" and the rebirth of a sindacalismo of the things, legacy to the interests of the workers. Not rinnega null, therefore, of that it has been made in turbinosi years seventy. But one admits that the emphatic words have not prevented a social transformation that it has not gone in the intentional sense from the mayoralty.
The productive decentralization, the underground economy, the small enterprise where the mayoralties do not succeed to take root... Doveva to be the decade of the new model of development ". In the late spring of the 82 I left the secretariat of the CISL of Venice in the good hands of Dino Rasera and came called from Cesar Delpiano in Confederation to Rome to the Direction of the Department Industry.
With Cesar Delpiano it was worked well and my experience of former metalmezzadro grew of the national dimension of the problems (from Bolzano to the Sicily) and moreover the continuous frequentation of the Ministries of the Job, of the Industry, of the Transports and Merchant marine and Chigi Palace, of the Commission of the Senate and the Room, of the IRI, ENI, GEPI and Confindustria consolidated my professionality and acquaintance of the stumenti of economic and industrial politics.
In those years in the Ministries and Agencies of our competence (Job, State shareholding enterprises Industry them, Merchant marine) is passes to you in many: Toros, Scotti, Donat- Cattin, De Michelis, the Paper, Highest, to the IRI Prodi, the ENI Reviglio, the GEPI Bigazzi, to every new minister or Presidente it enough little changed the style of the relationships but of the substance of the problems that the economy and the workers interested directly.
Donat Cattin preferred to carry out the negotiations to late night, instead Highest to the 20 it closed whichever important negotiation even if because it had to go to supper... e after to the night. To Donat-Cattin but the drama of the Mark son upset it the life and its approach to politics. The only relief that I feel myself to make Cesar Delpiano, with which I have shared a good part of my experience before to Turin and then to Rome, was its haste, to want to make all, not to have never the courage to say not when they called it in a factory whom it fired or a debate on the social fairness.
Perhaps it knew that he had still little time of life and wanted to engage all its energies until the last one. He will stop himself definitively to Verona in a convention and migliaia accorremmo to its funeral to Dawn its city born them that he saw young person partisan in hills of the Langa, with to Cesar Pavese and Beppe Fenoglio, that one of the Johnny partisan. I remained to Rome until the spring of the 85. My life was uniform between the family to Venice supported above all from my moglie and my job to Rome and in all Italy. A situation that risked to tear the human relationships while the sons grew.
To the fine churches to the confederation to re-enter in the Veneto and it came to me proposed to replace Marchionni to the CISL of Padova. Assignment that I covered from 1985 to 1992. A dense period of engagements and tensions, still too much close in order to tell with the due separation. Concluded experience CISL with the access to the pension, a candidacy to the Parliament in the lists of the DC was proposed me, but in spite of a discreet affirmation nearly 4000 preferences, but the barrier to escludendum of the organized currents prevented the rise to me to Montecitorio for a mandate that would be only lasted a biennium.
I continued instead my activity in the Committee of the CCIAA of Padova, where I assumed the assignment of Director of the review "Economic Padova" and subsequently I came also designated in others important assignments, which the Board of directors of the University of Padova, Councilman before and then vice president of the Interporto of Padova, in the Board of directors of consortium ZIP, and Department stores them, Reviser of Conti di Padova-Fiere, member of the board of directors of Holding Cerved, President of the Consortium Through, president of Telesistemi joint-stock corporation, member of the board of directors of the Committee High Velocità presided from Pininfarina and Illy and Presidente of the Consortium Litoranea Veneta.
I carried out also activity of Adviser in the field you transport for National Unioncamere and of the Triveneto, let alone teaching for course of study and encounter to the University of Padova, to the CUOA of Altavilla Vicentina, the University of Trieste and of the AGFOL.

PICCOLA CRONOLOGIA

25 luglio 43, fine del fascismo;
8 settembre 43, armistizio nella guerra con gli Alleati angloamericani;
25 aprile ‘45, Liberazione dell’Italia dai Tedeschi e fine del fascismo;
2 giugno 1946, Referendum monarchia/repubblica
ottobre ‘56, repressione russa della rivoluzione ungherese;
6 maggio 62, Antonio Segni presidente della Repubblica italiana;
26 giugno ’63, John Fitgerald Kennedy, "io sono un berlinese";
14 luglio 64, tentativo di golpe del gen. Giovanni De Lorenzo;
agosto ‘68, repressione russa della rivoluzione cecoslovacca;
12 dicembre 69, Milano strage di Piazza Fontana;
15-16 aprile 1972 Congresso di scioglimento della FIM provinciale
10 dicembre ’73, sequestro a Torino di Ettore Amerio dirigente FIAT
18 aprile ’74, sequestro del magistrato Mario Sossi a Genova;
28 maggio, ‘74, attentato a Piazza della Loggia a Brescia;
10 luglio ‘76, incidente ambientale a Seveso-diossina;
3 agosto ‘74, attentato al treno italicus, 12 morti;
9 settembre 76, muore Mao Tse Tung;
giugno ’77, le BR feriscono e gambizzano vari giornalisti;
agosto ’77, la Cina espelle "la banda dei quattro" inizia la critica al maoismo;
16 novembre ’77, ferito a morte Carlo Casalegno giornalista de La Stampa;
16 marzo ’78, rapimento di Aldo Moro e uccisione di 5 militari della scorta;
9 maggio 78, le BR assassinano Aldo Moro;
9 luglio ‘78, elezione di Sandro Pertini a presidente della Repubblica;
6 agosto ‘78, muore il Papa Paolo VI;
25 agosto ‘78, elezione di Papa Luciani;
28 settembre ‘78, muore il Papa Giovanni Paolo I;
16 ottobre ‘78, elezione di Papa Karol Wojtyla;
24 gennaio ‘79, uccisione a Genova di Guido Rossa, operaio dell’Italsider;
29 gennaio ‘79 uccisione di Emilio Alessandrini, giudice di Milano;
7 aprile ‘79, Toni Negri condannato dal Tribunale di Padova;
29 gennaio ’80, uccisione Mestre di Sergio Gori dir. Montedison;
12 maggio ’80, ucciso a Mestre Alfredo Albanese, dirigente DIGOS;
28 maggio ’80, Walter Tobagi, giornalista, assassinato dalle BR;
2 luglio ’80, accordo fra CGIL, CISL, UIL e Governo sulla scala mobile;
2 agosto ‘80, strage stazione Ferroviaria di Bologna;
agosto ’80, scioperi a Danzica;
26 settembre ’80, Enrico Berlinguer ai cancelli di Mirafiori;
4 aprile ’81, arresto di Mario Moretti leader delle BR;
13 maggio ’81, attentato al Papa Giovanni Paolo II;
17 maggio ’81, referendum sull’aborto;
5 luglio ‘81, uccisione di Giuseppe Taliercio direttore del Petrolchimico;
30 novembre ’81, Tina Anselmi preside la comm. di inchiesta sulla P 2;
13 dicembre ’81, legge marziale di Jaruzelsky contro Walesa e Solidarnosc
17 dicembre ’81, rapimento a Verona del gen. James Lee Dozier;
18 giugno ’82, Roberto Calvi impiccato al ponte dei frati neri di Londra;
3 settembre ’82, uccisione di Carlo Alberto Dalla Chiesa e della moglie;
4 giugno ’83, le BR sparano e feriscono il Prof. Gino Giugni;
21 luglio ’83, Bettino Craxi Presidente del Consiglio;
28 luglio ’83, la mafia uccide il magistrato siciliano Rocco Chinnici;
14 febbraio ’84, accordo di san Valentino, decreto di congel. contingenza;
7 giugno ’84, muore a Padova Enrico Berlinguer;
23 dicembre ’84, att.to al treno S. Ben.tto Val di S. 15 morti e 180 feriti;
10 marzo ’85, Mikhail Gorbaciov dopo Cernienko alla guida dell’URSS;
27 marzo ’85, Ezio Tarantelli assassinato dalle BR all’Università di Roma;
9-10 giugno ’85, vince il NO nel referendum della contingenza;
26 giugno ’85, Francesco Cossiga Presidente della Repubblica Italiana;
23 marzo ’86, Michele Sindona muore avvelenato in carcere;
4 giugno ‘89, massacro di Piazza Tien An Men a Pechino;
9 novembre ‘89, caduta del muro di Berlino (eretto il 13 agosto 1961);
dicembre ‘89, giustiziato in Romania il dittatore Nicolae Ceausescu;
24 febbraio ’90, muore a Roma Sandro Pertini;
11 marzo ’90, nasce a Bologna il partito democratico della sinistra;
2 agosto ’90, l’esercito irakeno di Saddam Hussein invade del Kuwait;
23 febbraio ’91, attacco ONU all’irak, comandato dal gen. Schwarskopf;
aprile ‘91, Franco Marini promosso ministro del lavoro;
agosto ’91, Boris Eltsin sventato golpe contro Gorbaciov in Crimea.
19 agosto ’91, a Gorbaciov succede Boris Eltsin a capo della Russia;
dicembre ’91, firmato il trattato di Maastricht;
15 gennaio ’92, indipendenza della Slovenia e della Croazia;
gennaio ’92, dimissioni di Francesco Cossiga da Presidente della Repubblica;
17 febbraio ‘92, Mario Chiesa arrestato, si apre il sipario di tangentopoli;
12 marzo ’92, Salvo Lima ucciso dalla mafia a Palermo;
23 maggio ’92, ucciso il magistarto Giovanni Falcone, la moglie e la scorta;
25 maggio ’92, Scalfaro eletto nuovo Presidente della Repubblica;
19 luglio ’92, Paolo Borsellino ucciso dalla mafia a Palermo in Via d’Amelio;
novembre ‘92, elezione di Bill Clinton alla presidenza della Casa Bianca;
15 dicembre ’92, avviso di garanzia a Bettino Craxi;

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